Federica Sorrentino
Dal campo ai libri universitari, in cui affonda con la stessa passione con la quale confeziona un assist o, come gli è capitato per due volte al campionato europeo, indovina l’angolo giusto per trafiggere il portiere. Senti parlare Matteo Pessina, atalantino trionfatore a Wembley in maglia azzurra, e ti accorgi che nulla è più normale di chi crede in sé stesso facendo leva sull’umiltà con cui è stato svezzato. Sarà merito della nonna, che insegnava latino e lo ha contagiato al punto da indurlo a eleggere a motto personale il detto “Gutta cavat lapidem”, ovvero “la goccia perfora la pietra”. Come dire: insistere, mettercela tutta, fino a raggiungere l’obiettivo. Lo ha spiegato bene il suo credo, Matteo Pessina, chiamato a testimoniare la sua esperienza di vita al recente Meeting di Rimini, evento in cui ancora una volta si è voluto indagare gli aspetti più umani dello sport. Giocare da professionisti e studiare con profitto, si può. Il percorso per il dottorato in economia alla Luiss è impegnativo quanto basta. Ma fa capire che il giocatore di oggi, attraverso lo studio, sta cercando di creare il suo futuro proprio quando miete successi sportivi. Vedersi come uno studente che gioca a calcio gli piace e lo diverte. Consapevole che carriera è breve rispetto al resto della vita e bisogna saper fare qualcos’altro per andare avanti. Certo, bisogna avere talento, ma bisogna impegnarsi al massimo, lavorare alacremente e sacrificarsi per farlo emergere. Gli senti dire che la migliore dote da possedere è l’impegno profuso ogni giorno, per riuscire a ottenere il meglio da sé stesso. Nel ruolo di calciatore spesso è questione di centimetri e la precisione è una componente fondamentale. Ciò richiede di essere sempre, massimamente concentrato. Anche in condizioni anomale, come quelle determinate dalla pandemia. Così come l’assenza dei tifosi allo stadio è stata la prova evidente di quanto stava accadendo di terribile, il ritorno seppure parziale del pubblico è un segno di speranza. Non si può che essere d’accordo quando sottolinea che la pandemia ha cambiato le nostre vite e abitudini, nel suo caso sia come persona che come atleta, esaltando il valore della famiglia e il legame con le persone più care. Infine, l’invito a non avere paura di fallire e avere fiducia nelle proprie qualità. Nel mondo del calcio, se perdi una partita avrai imparato qualcosa per migliorare e vincere quella successiva. Parafrasato mister Gasperini: o vinci o impari.