Eugenio Sorrentino
Tra Atalanta e Bologna si può dire che l’abbia avuta vinta il pubblico. Non che la squadra di Gasperini, a cui è mancato il piglio per trovare la feritoia giusta e bucare il baluardo felsineo, non avrebbe meritato di vincere. Ma avere ritrovato, seppure solo una parte, dei propri sostenitori dopo un anno e mezzo di spalti silenti ha ripagato della delusione di avere chiuso a reti bianche la gara d’esordio al Gewiss Stadium. Un pubblico che ha sostenuto la squadra in ottomila, ma come se ci fosse stato il sold out, e regalato l’applauso convinto per chi ci ha provato fino all’ultimo. Sì, perché la chiave di lettura della partita deve tenere conto che Mihajlovic, memore della manita rimediata nella passata stagione, ha dettato ai suoi giocatori un atteggiamento conservativo. Molto ordinato, per la verità, anche se ogni qualvolta l’Atalanta ha attaccato a pieno organico, al Bologna non è restato altro da fare che arroccarsi. Pochi i tiri dei nerazzurri, i quali piuttosto che sprecare palloni hanno preferito costruire con tentativi di aggiramento senza trovare gli sbocchi sperati. Se almeno uno dei due colpi fotocopia da biliardo, scagliati nel primo tempo dalla linea dei 16 metri prima da Malinovskyi e poi da Ilicic, avesse inquadrato lo specchio della porta anziché lambire il palo, la partita avrebbe preso una piega diversa. In determinate condizioni, come quelle che si sono venute a determinare per l’Atalanta con il Bologna, la differenza può essere questione di centimetri. A fine gara allenatore e giocatori, pur senza cercare alibi, si sono lamentati della situazione del terreno di gioco. Meglio tenerne conto per il futuro. Per niente sfruttate, invece, le palle inattive. I calci di punizione si sono infranti sulla barriera e in un caso Ilicic ha mirato alto. Due sole volte al tiro Luis Muriel, fatto agire sul settore sinistro dell’attacco e spesosi a sostegno della manovra, ma meno incisivo del solito, bollato da un infaticabile Medel. Svetta, nella graduatoria dei meriti, il tucumano Palomino, impeccabile al centro della difesa e sostenuto dalla solidità del rientrante Toloi e del sempre più affidabile Djimsiti. Anche Freuler, ripescato dal turno di squalifica, ha dato motore ed equilibrio alla squadra. Avrà ancora a fianco Pasalic, che con lui sembra trovarsi meglio in mediana. Malinovskyi deve ancora riguadagnare appieno il ritmo e la fluidità della scorsa primavera, Pessina sempre una certezza, su Ilicic forse vale la pena continuare a scommettere per rivederne i colpi magistrali.