Federica Sorrentino
Abbiamo scelto come titolo di copertina quello di un famoso brano di Roberto Vecchioni, che si riverbera da generazioni tra chi frequenta lo stadio di San Siro e che per qualcuno nasconde un pizzico di nostalgia. Il testo richiama molto le sensazioni tipiche milanesi. “Luci a San Siro di quella sera, che c’è di strano siamo stati tutti là”. Nella sua prima stagione in Champions League l’Atalanta si è fatta adottare dalla Scala del calcio, proprio mentre si ritrovava a rappresentare la grande tradizione lombarda in assenza, dalla più importante competizione continentale per club, di Milan e Inter, che in bacheca conservano una importante collezione della coppa con le grandi orecchie. Beninteso, l’omologazione del Gewiss Stadium di Bergamo è motivo di vanto e di orgoglio per chi ha lavorato affinché il grande lavoro di rinnovamento e adeguamento dello storico impianto venisse premiato. Tuttavia, l’approdo di squadra e pubblico in quel di San Siro ha regalato un’emozione particolare, un’esperienza che si è interrotta improvvisamente proprio quando c’erano tutti quelli che potevano. Il lungo e interminabile spartiacque si è richiuso sabato 25 settembre, all’indomani del 95esimo compleanno di questo tempio calcistico, quando una piccola rappresentanza di pubblico bergamasco ha ripreso posto nel settore ospiti per assistere alla sfida tra la squadra di Gian Piero Gasperini e l’Inter campione d’Italia. Che nel frattempo si è data una nuova guida tecnica, guarda caso quel Simone Inzaghi affrontato a più riprese nelle sue cinque stagioni di panchina laziale. Ebbene, premesso che i bergamaschi calcano degnamente l’erba di San Siro, così come hanno imparato a farlo sui più prestigiosi terreni di gioco d’Europa, la presenza dei tifosi ha ridato senso allo spettacolo in campo. Che senso avrebbero avuto, in assenza delle voci del popolo dal vivo, i grandi colpi mancini di Malinovskyi in risposta a quello oggettivamente bello in apertura di Lautaro Martinez? Sul rettangolo di gioco prende forma la componente tattica, dagli spalti arriva quella spinta che agisce emotivamente e si trasforma in energia. Erano pochi i bergamaschi al seguito, ma si sono fatti sentire. Ritrovare questa atmosfera non è importante solo per la cornice che essa disegna intorno alla partita. E’ la linfa vitale che contribuisce a riportarci alla normalità. La libertà può essere racchiusa in uno stadio, se saremo talmente capaci di riconquistarla, attraverso comportamenti responsabili, nella sua forma più piena.