di Giambattista Gherardi
Atalanta-Juventus non è mai una partita banale, non lo è mai stata. E ancor meno negli ultimi anni, quando fra Bergamo e Torino si sono incrociate le vie della lotta di vertice e quelle della qualificazione alla Champions League, senza dimenticare (a Reggio Emilia), l’amara finale di Coppa Italia 2021. Non è sfuggita alla regola nemmeno la sfida del Gewiss Stadium di domenica 13 febbraio 2022, con il risultato finale di 1-1 fissato dal sinistro dinamite di Malinovskyi e dal colpo di testa all’ultimo respiro di Danilo. Una partita che nei tifosi neroazzurri ha lasciato tanti dubbi, ma che ha anche proposto alcune certezze, cui forse i commenti del dopopartita non hanno dato meritato spazio. La sconfitta (meritata) con il Cagliari di una settimana fa e l’eliminazione (anche qui all’ultimo secondo) in Coppa Italia rischiavano di dare fiato al pessimismo cosmico dei soliti saccenti, quelli della “fine del ciclo” e degli “zero tituli” in bacheca nell’era Gasp. Forse e più semplicemente con il Cagliari la squadra non è riuscita ad essere brillante e a carburare a dovere per il pieno (di energie) propinato da Gasperini nelle due settimane di riposo. Con la Fiorentina già si è vista un’altra squadra, mentre con la Juve decisamente l’Atalanta è tornata ad avere personalità, fiato, idee e intensità che lasciano ben sperare. Un “bicchiere mezzo pieno” cui contribuisce anche (e non tutti ne hanno parlato) la possibilità di essere in vantaggio nei confronti diretti con i bianconeri (vittoria all’andata e pareggio al ritorno): nel caso di un arrivo a pari merito (e non è certo ipotesi remota l’opzione vale come un punto in più conquistato sul campo.
E a oggi analogo vantaggio c’è anche sul Napoli di Spalletti. Impossibile poi non citare la grande vena mostrata da Malinovskyi, che per la terza volta in meno di un anno ha colpito la Vecchia Signora: in bacheca già c’erano infatti il gol-vittoria in campionato dello scorso anno e, ahimè ininfluente, il gol del momentaneo pareggio nella finale di Coppa Italia del 19 maggio 2021 a Reggio Emilia.
Il bicchiere mezzo vuoto della sfida di domenica 13 febbraio è ovviamente riferito alle decisioni della squadra arbitrale (arbitro Mariani e VAR) che non hanno (eufemismo) del tutto convinto. Sul taccuino ci sono l’uscita di Szczesny che ha abbattuto Koopmeiners, con regola del vantaggio per il possibile tiro di Muriel (ma almeno il giallo al portiere juventino andava dato) e il mani di De Ligt su uno dei due tiri di Boga a fine primo tempo: qui quantomeno il dubbio (con conseguente verifica VAR dell’arbitro) non poteva non esserci. In tanti commenti si è poi sorvolato su una sacrosanta doppia ammonizione per la nuova stella bianconera Vlahovic. L’ex viola dopo essere stato ammonito (giustamente) per proteste nel primo tempo, ha tentato una plateale simulazione nel secondo, cadendo in area senza alcun tocco da parte dei neroazzurri. Sentendosi nel torto ha poi fatto vistosi cenni di discolpa. Impossibile per tanti tifosi non ricordare i carpiati (per nulla spettacolari) di Cuadrado e Chiesa, ma per tutti resta la spiacevole sensazione che …la Juve resta la Juve.