Alessandro Vanotti, una vita da gregario a servizio dei campioni. Lui le ha vinte tutte

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Una vita da gregario, per scelta. Alessandro Vanotti ha sovvertito il concetto che i gregari non possono essere campioni. Lui campione lo è stato, al servizio dei campioni. Ha messo a disposizione tutta la sua classe, la sua voglia di stare in bici, la sua forza d’animo prima che atletica, si è speso per i suoi capitani per farli vincere e, insieme a loro, lui, Alessandro Vanotti ha vinto tutte le più grandi corse su strada.

Bergamasco doc dal papà e dallo zio Ennio (anche lui corridore professionista) ha ereditato il dna tipico dei bergamaschi, che si traduce nel lavorare forte, nel non fermarsi mai e di mai mollare, anche nelle condizioni più dure. E quando lo zio gli diceva: “Non fare il gregario, cerca di diventare campione”, Alessandro, al contrario, ha ascoltato il suo cuore e il suo mental training Omar Beltran, che gli ha fatto capire quanto fosse predisposto all’aiuto agli altri.

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La sua vita e la sua esperienza da ciclista professionista, sono stati tradotti nel libro per i tipi della Bolis Edizioni, affidato alla penna di Federico Biffignandi, appassionato di ciclismo, prima che giornalista, e presentato alla Biblioteca dello sport di Seriate, ospiti di Paolo Marabini. Lo stesso libro verrà presentato alla vigilia della BGY Airport Granfondo, sabato 3 maggio, nella casa Santini di via Zanica a Bergamo, alle 17,30.

La sala gremita della biblioteca ha ospitato ex campioni del ciclismo e compagni di squadra di Vanotti, da Gian Battista Baronchelli a Flavio Giupponi, da Paolo Tiralongo a Stefano Tomasini, e altri esponenti dello sport come lo sciatore Mattia Casse, l’ex pugile Luca Messi, il campione di moto d’acqua Michele Cadei e l’ex sciatrice ora esponente nel mondo politico e delegata per il Coni di Bergamo, Lara Magoni.

E poi, lui, Alessandro Vanotti, che per una sera è stato messo al centro dell’attenzione. Si dice che dietro ad ogni campione c’è sempre un silenzioso servitore: il gregario. Termine che non deve essere inteso come dispregiativo, semmai il più umile, ma anche il più utile al suo capitano e alla squadra.

Alessandro VanottiCon il passare degli anni – racconta Vanottimi sono reso conto che questo ruolo me lo sono cucito addosso. E continuo a farlo anche oggi con il mio lavoro. Da ragazzo volevo sempre vincere, volevo diventare un campione. Ma da professionista innanzitutto ho trovato una squadra che mi ha formato, mi sono trovato dentro la squadra come in una seconda famiglia e poi ho capito che quando sei nel ciclismo devi starci con un ruolo ben preciso e dare tutto quello che puoi con personalità. Mi sono ispirato a quel gran lavoratore che era mio padre. Così ho scelto di fare il gregario, cosa che mi è riuscita molto bene”.

I suoi capitani sono stati tutti vincenti: da Danilo Di Luca, a Ivan Basso, a Vincenzo Nibali e Fabio Aru. Vanotti ha una grande stima per Peter Sagan, che ha definito uno dei più forti corridori del mondo. Da tutti loro ha appreso molto sia per quanto riguarda l’aspetto sportivo che umano.

E a proposito di famiglia, ricorda che “quando sei in giro per il mondo a gareggiare o stai scendendo a 100 all’ora dalle discese ardite dei gran premi della montagna, non devi avere pensieri. E solo una moglie che condivide tutto questo può accettare di spartire tutti i sacrifici che si fanno. E io – sottolinea Vanottiho avuto una moglie staordinaria”.

Più che gli infortuni, per Valoti i momenti più duri sono stati rappresentanti dalla perdita della mamma “alla quale – dice – ho dedicato la voglia di fare una carriera per dedicarla a lei. E poi quando ti ritiri. Avrei voluto proseguire ancora un paio d’anni. Il giorno dopo essermi ritirato non mi sentivo nei miei panni. Ma mi sono buttato subito nel lavoro”. Un finale che ha trovato quel filo conduttore che coniuga il ciclismo con l’mprenditoria.

Ora Valoti è un imprenditore che mette a disposizione degli altri la sua lunga e preziosa esperienza. La Valoti Cycle Team è una squadra di giovani a cui Valoti vorrebbe far passare tutti i concetti positivi per diventare campioni e, se non si riesce, almeno che diventino brave persone. E poi da un viaggio fatto a Roma con don Andrea ha scoperto il cicloturismo, che oggi è diventato parte del suo lavoro insieme all’essere ambassador per le aziende e organizzatore di eventi. Insomma, ora Alessandro Vanotti, da gregario di lusso è diventato gregario extra lusso.

LA CARRIERA – Dopo quattro anni da Under-23 e uno da Elite, passa professionista a inizio 2004 con la De Nardi, squadra bergamasca con sede a Ponte San Pietro. In stagione partecipa al Giro d’Italia arrivando 44º.

L’anno successivo la formazione diventa Domina Vacanze e partecipa all’UCI ProTour. Vanotti sfiora la vittoria in una tappa del Giro d’Italia, da Lissone a Varazze. L’anno dopo la squadra cambia ancora nome dopo la fusione con il Team Wiesenhof e diventa Team Milram. Vanotti vi rimane solo nel 2006 per poi trasferirsi alla Liquigas nel 2007, stagione in cui ottiene la sua prima e unica vittoria da professionista, una tappa della Settimana Ciclistica Lombarda nella sua città d’origine, Bergamo.
Nel 2013 cambia squadra, passando all’Astana, in cui segue l’amico Vincenzo Nibali. Rimane con la formazione kazaka fino a tutto il 2016. A inizio 2017 lascia il ciclismo professionistico e fonda una società di turismo sportivo, la Vanotti Cycle Camp.