Anche i più piccoli in casa BluOrobica sono pronti ai nastri di partenza, domani sabato 11 ottobre inizieranno i campionati Gold di U13 e U14. Raffaele Braga, coordinatore dell’attività di queste due categorie oltre che responsabile scouting, spiega come si imposta una stagione e con che prospettive BluOrobica sta guardando al futuro.
Raffaele, inizia una nuova stagione, con quali obiettivi (tecnici e formativi) per le squadre U13 e U14 Gold?
“La linea è stata stabilita quest’estate assieme al responsabile tecnico Marco Albanesi ed è più che chiara. L’obiettivo è portare un numero sempre più alto di ragazzi pronti per stare in campo nelle future squadre U15 e U17 Eccellenza. Con l’aiuto del numeroso staff (5 allenatori e un preparatore) sarà decisivo creare un ambiente familiare, allo stesso tempo serio e professionale con l’intento di fornire ai ragazzi tutto quello di cui hanno bisogno per bruciare le tappe del loro miglioramento individuale, sia tecnico che caratteriale. Vittoria o sconfitta deve essere solo la naturale conseguenza di questo percorso”.
Come sono stati composti i gruppi quest’anno (tante conferme, tante novità…) e come valuta il livello del gruppo a disposizione?
“Partiamo dai più piccoli… La nuova U13 è certamente una formazione di assoluto interesse sulla quale la società punterà forte anche nelle stagioni future. Abbiamo costruito un roster profondo (17 ragazzi, di cui 2 in Doppio Utilizzo), frutto di una stagione trascorsa a visionare sia gli atleti dell’ottima base Lussana (vincitori del campionato Esordienti provinciale) e le potenziali reclute tramite inviti ad allenamenti e tornei. Un mix interessante fra ottimi elementi con impatto immediato e altri con un grado di futuribilità importante. L’idea è di portare avanti questo gruppo nel tempo, creando una forte identità consci delle potenzialità e del percorso che li aspetta“.
“L’U14 è un gruppo con grandi margini di crescita – continua Braga -, che sta vivendo un inizio di stagione non facile per via di alcuni infortuni e qualche limite nel gioco corale che si trascina dalla stagione scorsa. Ci vorrà certamente del tempo, soprattutto per abituarsi alle nuove linee tecniche. Sono arrivati 4 giocatori che reputiamo possano esser un valore aggiunto decisivo. La predisposizione dei ragazzi è ineccepibile in fase d’allenamento, e sono fiducioso sul fatto che possano diventare molto più “squadra” di quello che ora dimostrano nell’affrontare le difficoltà in fase di partita! Tra i due gruppi ci sarà una grande sinergia, coi 2013 a rotazione spesso parte integrante delle sedute d’allenamento degli U14″.
Nel suo ruolo di responsabile scouting, quali sono i parametri che tenete in considerazione per individuare prospetti interessanti sul territorio?
“Monitorare e valutare i ragazzi in uscita dal Minibasket non è mai facile. Per ogni ragazzo reclutato potrei dire una caratteristica ben precisa che mi ha colpito. Il difficile è immaginarsi il percorso del ragazzo negli anni, mixando le capacità attuali, i margini di miglioramento tecnico/tattico e la potenziale crescita fisico/atletica. Spesso è impossibile avere risposte immediate! La via che preferisco è mettere il ragazzo in un contesto di livello superiore al quale è abituato, come può essere partecipare ad allenamenti e ancor meglio a tornei. L’attuale U13 è nata proprio così, e per le annate minori c’è già un database numericamente importante da tener aggiornato in modo tale da costruire così negli anni una base sempre più solida nelle fasce basse”.
Quanto è importante, secondo te, iniziare un percorso tecnico serio già a 12-13 anni per chi ambisce all’alto livello?
“Qualcuno storcerà il naso sicuramente, ma per poter stare in campo a livello Eccellenza, al giorno d’oggi è indispensabile avere un’intensità mentale importante. Questa capacità si sviluppa nelle fasce basse attraverso esperienze di buon livello quotidiane, spronando e motivando il ragazzo a star sul pezzo in ogni istante, sia in fase d’allenamento che in partita! In tutte le mie esperienze ho sempre cercato di costruire ragazzi autonomi e sempre sul pezzo. Non nascondo che reclutare elementi nelle fasce più alte, privi di esperienze d’Eccellenza, ormai è pressoché un azzardo, proprio perché la base di intensità mentale è troppo bassa. Vi assicuro che è la cosa più difficile da insegnare al giorno d’oggi“.
Quali sono le difficoltà maggiori che incontri nel lavoro in palestra oggi rispetto magari a 15 anni fa?
“La società attuale non ci aiuta certamente, svariati fattori hanno portato i ragazzi ad essere certamente meno autonomi, chiusi e preoccupati nell’avere un confronto diretto quotidiano. La seconda difficoltà è combattere costantemente con l’era social, dove l’apparire è più importante dell’essere. Alcuni valori è normale che passino in secondo piano. Consapevoli di ciò, quello che può venir in aiuto agli allenatori è la metodologia di insegnamento che è differente e in continua evoluzione. Nuove risorse (basti pensare all’uso dei video) e si sperimenta costantemente con l’intento di mettersi in gioco. L’approcciarsi ad ogni singolo ragazzo in maniera differente è estremamente importante, quando invece una volta valeva la regola che “sono tutti uguali”. Conoscere le loro abitudini e le loro esperienze anche fuori dal campo è decisivo per capire cosa gli passa nella testa in qualsiasi istante. È la 22a stagione che alleno, e son consapevole che la cosa più bella che porto con me sono i rapporti costruiti negli anni con ragazzi e altri addetti ai lavori. L’instaurare un rapporto di amicizia e rispetto ora è sempre più complicato”.
Infine, c’è un aspetto del lavoro giovanile che spesso viene sottovalutato e che invece fa davvero la differenza?
“Mi riallaccio a quanto detto precedentemente… In concreto sul campo elaborare e sviluppare allenamenti dove alla base ci sia sempre un obbiettivo di intensità mentale, raggiungibile con meno pause morte possibili e problematiche “semplici” da risolvere costantemente (come rotazioni inusuali, punteggi ecc). A livello di rapporti penso che la trasparenza e l’interfacciarsi costantemente coi ragazzi in maniera chiara e diretta sia decisivo per conquistare la loro fiducia il prima possibile. Infine, abituarli a vedere la pallacanestro anche con un minimo di senso critico, direzionandoli sull’Eurolega, competizione che evidenzia il sistema squadra a discapito dell’NBA, che enfatizza il talento individuale a tratti irraggiungibile…”. (Fonte: BluOrobica)