Basket: Milano avanza, Cantù si ferma

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Gara 3 definitiva per la serie fra Milano e Venezia, con l’Armani che infila la undicesima vittoria di fila per volare in semifinale. Pesaro si rialza dopo la batosta di gara 2 e allunga la sfida con Cantù. Questa sera nuova occasione per Siena, che vuole chiudere i conti a Masnago.

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Umana Venezia – EA7 Emporio Armani Milano 80-82

E’ finita come tutti si aspettavano, ma Venezia esce dal campo fra gli applausi dei propri tifosi a testimonianza di quanto abbia dato per provare a non abbandonare questa splendida stagione. Arrivare ai play-off da neo-promossa è stata davvero un’impresa straordinaria e l’unico neo che si può imputare a Young e compagni è quello, forse di non aver creduto fino in fondo nelle loro enormi potenzialità. Una volta raggiunto matematicamente l’obiettivo, la squadra è calata soprattutto del punto di vista mentale, cedendo nelle ultime sei partite di stagione regolare. Entrati nella post-season è stato praticamente impossibile ricreare quell’ambiente e quella carica che tanto avevano prodotto, con risultato di tre gare in cui solo a tratti hanno espresso il prorio reale valore. Anche in questa ultima partita giocata al Palaverde, nel momento decisivo la forza di Milano è riuscita ad avere la meglio, con buona pace di un ambiente sportivamente appagato. Ora per l’Armani  qualche giorno di riposo e di allenamento potrebbero fare la differenza in una prossima serie di semifinale che si annuncia quanto mai combattuta ed equilibrata, qualsiasi sia l’avversario. L’Umana parte con le spalle al muro, sa di non potersi permettere altri passi falsi e dopo aver resistito nel primo quarto (18-19), piazza un primo parziale di 9-0 a firma Clark (20 e 6 assist), finalmente ritrovato ai suoi abituali livelli. Gli ospiti si incartano contro la zona orogranata, salvati da un paio di triple allo scadere dei 24″ e soprattutto da un ottimo Giacchetti (10). Venezia trova un paio di facili contropiedi con Slay (15) e Young (11) a mettere il +5 a tabellone prima dell’intervallo lungo (46-41). Nella ripresa continuano per gli esterni biancorossi le difficoltà nell’1 contro 1 di Clark, praticamente immarcabile, mentre  Szewczyk (finalmente oculato nella gestione falli) griffa il +9 (60-51) al 25′. Coach Scariolo prova a cambiare le carte in tavola con la zona, affidandosi a Mancinelli (12) e Cook (12 e 6 assist) in attacco. Se da una parte l’eroe è Clark, dall’altra la risposta a tutti i problemi ha comunque un solo nome: Malik Hairston. La guardia USA distribuisce nell’arco di tutti i 30′ giocati, perle offensive, trovando sempre la soluzione migliore. I 20 punti a fronte degli 82 totali, non danno completamente l’idea dell’importanza della sua produzione, visto anche i momenti in cui vengono realizzati. Proprio lui assieme a Gentile (11) confeziona il sorpasso (77-76). Manca davvero poco alla fine e la sfida si sposta sulla linea della lunetta: Cook fa 1/2, mentre un glaciale Rosselli (13, 8 rimbalzi e 5 assist, il migliore) non trema e fa 80-80. Mancano 13″ e la palla finisce nelle mani giuste, quelle di Hairston, quelle che sospingono la palla verso il canestro decisivo e Milano verso la meritata semifinale.

Scavolini Siviglia Pesaro – Bennet Cantù 91-78

La Scavolini riesce finalmente ad uscire dalle sabbie mobili, che l’abile stratega Andrea Trinchieri gli ha messo sotto i piedi nelle prime due sfide, gioca una pallacanestro che più le si addice e grazie anche ad ottime percentuali al tiro, allunga la contesa almeno fino a giovedì sera, quando l’Adriatic Arena farà di nuovo la propria parte a caccia di gara 5. Il punteggio finale dice 91-78 ma la valutazione al 40′ (115-62), dà un’idea migliore della reale differenza vista sul parquet. La Bennet parte forte e prova a prendere le redini del match, ma si capisce subito come dall’altra parte ci sia una Scavolini diversa. Il punteggio è altissimo, così come le percentuali (5/6 contro 6/9 nelle triple) che confezionano una nuova parità a quota 26 sul suono della prima sirena. Mazzarino (14 con 4/6 da 3) continua ad essere il faro biancoblu, mentre sull’altra sponda i tifosi di casa vedono la faccia buona di Jumain Jones (22 con 3/4 da 3 e 8 rimbalzi), finora assente ingiustificato. Sul finire del secondo quarto, Cantù perde in un amen prima Brunner (18 e 8 rimbalzi) e poi Leunen (6), entrambi messi ko da una caviglia dolorante. Il primo riuscirà a rientrare, mentre il secondo (vero equilibratore dell’attacco) sarà costretto ad alzare bandiera bianca dopo soli 13′. La voragine sotto canestro diventa troppo ampia (28 a 15 il computo totale dei rimbalzi) ed il solo Marconato (4) non può fare pentole e coperchi. Ancora equilibrio fino all’intervallo (50-48) con la panchina canturina costretta ad inventarsi in emergenza quintetti “piccolissimi”; il ritmo sale e sale di colpi anche Hickman (18 e 4 assist), che guida i propri colori al massimo vantaggio (57-48 al 23′). Ora è la Bennet a dovere inseguire e le percentuali sono destinate inevitabilmente a scendere sotto pressione. Cusin (10) comincia a farsi largo sotto i tabelloni, ma la chiave di volta è ancora James White (21 e 7 rimbalzi), letteralmente chirurgico nel quarto finale. 21/34 da 2, 10/16 da 3 e 19/20 ai liberi con questi numeri, pensare concretamente a centrare il pareggio nella serie non è davvero un’utopia.

( commento di Luca Polesinanti )