Calcio a lezione dei paralimpici

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Marcello Lippi, all’epoca del trionfale Mondiale 2006 in Germania, aveva catechizzato e motivato i suoi 23 azzurri additando ad esempio di forza, volontà e carattere nientedimeno che gli “occhi di tigre” delle ragazze della squadra nazionale di pallanuoto, capaci di vincere il titolo iridato a spese di autentiche corazzate delle vasche. Fare ricorso a paragoni con altre discipline sportive, come esempio motivazionale, non è una pratica insolita, ma va praticata con il giusto equilibrio perché abbia effetto sulla psiche dei calciatori. Siamo parlando di sport di squadra, in cui il top player può fare la differenza, sempre che l’atteggiamento e la diligenza tattica consentano di praticare un gioco efficace in tutti i settori del campo. I campionati di calcio sono partiti, dalla A alla LegaPro, in concomitanza con un altro grande evento sportivo: le Paralimpiadi di Londra. Manifestazione nata come “figlio di un dio minore”, rappresenta oggi il momento di massima esaltazione delle doti in possesso di atleti autentici che trasformano la propria disabilità in una leva per misurarsi con l’avversario sulla base della pari dignità e al limite della possibilità. In pista, in pedana, in acqua, si continuano a frantumare record. Segno che la sfida è aperta e, per una buona parte delle discipline, l’avvicinamento alla sfera prestazionale dei normodotati è rappresentato dall’accorciamento delle distanze. L’insegnamento che se ne trae, assistendo alle diverse categorie di gare paralimpiche, è proprio l’atteggiamento insito in ogni atleta. Potendo traslare o riversare questa dote, il pensiero va soprattutto ai giovani calciatori, non quelli già affermati ma quanti aspirano a salire di categoria. Per farcela devono mettere in campo grande determinazione, acume e spirito di sacrificio, dimostrare di lavorare per la squadra, ambire a continui margini di miglioramento durante gli allenamenti per essere pronti a replicare durante la partita. Il gruppo è il vero punto di arrivo di qualsiasi squadra di calcio, tanto più se l’ossatura è composta in massima parte da Under 21. Lo sport del pallone ha bisogno di crescere sotto la spinta delle nuove leve, quelle brave a interpretare lo spirito di squadra e dimostrare di poter contribuire al raggiungimento degli obiettivi.

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