Provate a pensare cosa possa significare scalare l’Olimpo con le gambe amputate. Provate a immaginare un atleta paralimpico che riesce nell’impresa da gigante. Alessandro Zanardi avrebbe meritato di diritto un posto nella mitologia greca dopo la conquista della seconda medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Londra 2012. Dopo la vittoria a cronometro nella handbike categoria H4, il 45enne ex pilota automobilistico si è imposto anche nella prova individuale su un percorso di 64 km, corrispondente a otto giri del famoso circuito di Brands Hatch. Zanardi ha impiegato 2h00’32” battendo allo sprint il sudafricano Ernst van Dyk, finito appena un secondo dietro, e il belga Wim Decleir, bronzo a tre secondi. Zanardi entra nella storia dello sport italiano e mondiale, illuminando una giornata straordinaria che segna il trionfo azzurro anche nel ciclismo con l’oro al collo del 40enne Roberto Bargna nella gara individuale C1-3 e il terzo posto di Vittorio Podestà, al secondo bronzo in queste Paralimpiadi, nella prova individuale H2. Quello di Zanardi non è stato un bis facile da ottenere, tant’è vero che a metà gara si è ritrovato all’ottavo posto. Poi una rimonta spettacolare che lo ha riportato in testa al penultimo giro, senza più cedere il comando. Un regalo speciale per Niccolò Zanardi, figlio di Alex, nel giorno del suo 14esimo compleanno. E intanto il nuovo campionissimo diventa eroe per gli atleti del villaggio, al pari dei grandi protagonisti delle Paralimpiadi. Gente come Pistorius si esalta alle imprese di Zanardi, altri ne sottolineano la straordinaria capacità di adattarsi ad un tipo di competizione diversa da quelle a cui era abituato. Ma la cosa incredibile è che la storia di Alex è ancora tutta da raccontare.