Ultimo atto del torneo femminile con protagoniste a sorpresa e somma delle posizioni nel ranking (24+15), che solo nel 2007 era stata “peggiore” (31+19). Curiosamente proprio in quella edizione era giunta in finale la francese Marion Bartoli, allora sconfitta dalla maggiore delle sorelle Williams. Avremo una giocatrice che per la prima volta solleverà il trofeo e differente dalle prime 2 campionesse Slam del 2013. Per la più esperta, Marion, l’approdo in finale è stato poco più di una formalità a causa della scarsa resistenza oppostale dalla Flipkens, mai così poco incisiva al servizio (49% di prime in campo, 44% di punti con la prima, 37% con la seconda). In pratica un allenamento di 62 minuti con un parziale (6/1 6/2) che non ammette repliche. Molto più spettacolare e soprattutto avvincente la seconda semifinale, con Sabine Lisicki, che alla lunga si impone 6/4 2/6 9/7 dopo 138 minuti di ottimo tennis, con uno scontro di stili davvero affascinante. Nei numeri finali si legge la partita: 60 vincenti per la tedesca a fronte dei soli 10 errori gratuiti della polacca. Potenza contro classe, forza contro eleganza con le prime a trionfare con l’aiuto non indifferente dell’erba londinese.
Ora pronostici davvero complessi per l’ultimo atto: i precedenti parlano teutonico (3-1), ma 4 sfide sono davvero poco significative.1-1 il parziale sull’erba, con la Bartoli che non sconfigge la rivale dal 2008; la pressione di una finale (magari unica nella carriera) sarà da mettere in conto e Marion è già arrivata a questo punto, sa che “aria” si respira, con l’aggiunta che ancora non ha ceduto nemmeno un set nella propria scalata e se dovesse mai vincere anche la finale in due parziali, si allineerebbe a campionesse del calibro delle sorelle Williams, di Martina Navratilova, Chris Evert e Lindsay Davenport, uniche 5 a riuscirci nell’era Open.
Una coppa da alzare, una nuova storia da scrivere e da ricordare.
( commento di Luca Polesinanti )