Andy&Nole, a voi…

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wimLa finale che tutti volevano, si aspettavano, sognavano. La “maledizione” Inglese che aleggia sul Centrale alla prova del numero 1 del mondo.Settima finale di Slam per Andy Murray, con un bilancio tutt’altro che favorevole (1-5) e nella memoria le lacrime versate proprio su questo campo un anno fa, quando uscì sconfitto da Roger Federer in 4 set. Da allora, lo scozzese è cresciuto, si è messo al collo la medaglia d’oro Olimpica, ha alzato il trofeo degli US Open, ma sarà da vedere se tutto questo basterà per dare finalmente un erede a Fred Perry. La strada per il beniamino di casa sembrava in discesa dopo le inattese cadute dei rivali più accreditati (Federer-Nadal), ma nonostante ciò, forse a causa della pressione mediatica ancora più forte, è riuscito a complicarsi maledettamente la vita, salvandosi contro Verdasco e soffrendo anche contro il polacco Janowicz. Andy pare davvero troppo timoroso e raramente lascia andare il braccio, troppo “corto” nello scambio da fondo, terrificante (in senso negativo) nelle discese a rete, dove anche in semifinale ha”regalato” orrori degni di uno scarso dilettante. L’unica arma davvero efficace appare il servizio, che mai lo abbandona e lo aiuta ad uscire dai momenti davvero delicati. Per quasi 3ore si scambia missili con l’avversario, tant’è che il primo set si chiude al tie-break, poi con il naturale calo del giocatore “sfavorito”, ecco che la partita prende la piega attesa, interrotta solo dalla pausa di 30 minuti necessaria a fare chiudere il tetto del Centrale a rischio oscurità. Alla ripresa con luci artificiali e match indoor, bastano 9 giochi e 2 break per mettere la parola fine alla sfida. 6/7 6/4 6/4 6/3 lo score finale, con Jerzy che si consolerà con il salto in avanti di ben 7 posizioni (diventerà numero 17 al mondo) nel ranking ATP.

I tifosi britannici attendono con impazienza di poter riscrivere la storia del loro torneo, ma chi era sul Centrale, ha vissuto un match che la storia l’ha fatta sul serio. Nole Djokovic ha battuto Juan Martin Del Potro 7/5 4/6 7/6 6/7 6/3 in 4 ore e 43 minuti, la più lunga semifinale all-.tima a Wimbledon. Partita bellissima, grande equilibrio, fair-play e concentrato di quanto il tennis ad alto livello possa offrire. L’abbraccio sopra la rete fra i 2 campioni stremati a fine gara è certamente una delle immagini da ricordare di questa edizione 2013. Forse l’argentino sarà tornato con la mente alla medesima scena nel torneo Olimpico, quando dopo un’altra semifinale fantastica, ha dovuto ascoltare solo i complimenti sinceri dell’avversario (Roger Federer) senza poter assaporare il dolce sapore della vittoria. Ora per il serbo, seconda finale in carriera sui prati londinesi, dopo quella vinta nel 2011 contro Rafa Nadal, avrà dalla sua la “maledizione inglese” e contro un’intera nazione. Vedremo chi riuscirà a spuntarla…

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( commento di Luca Polesinanti )