Leonardo Bloch
E’ di singolare pregio la nuova gemma che Stefano Colnaghi ha aggiunto alla collana delle Storie di Sport delle Edizioni Bolis. Il “Diario di Rodrigo Diaz. Atalanta ed altri incidenti”, prossimamente disponibile in libreria, giunge a coronamento di un ciclo narrativo i cui episodi ormai da anni impreziosiscono, inframezzando resoconti calcistici ed accese diatribe tra tifosi, la popolare bacheca virtuale del sito atalantini.com. Il talento dell’autore e la popolarità raggiunta dalla saga hanno meritato il giusto suggello dell’edizione a stampa, che rappresenta un originale contributo al microcosmo della letteratura sportiva.
Il protagonista della raccolta di racconti è un inquieto agente di commercio di Pamplona le cui ansietà riecheggiano quelle di Willy Loman in Morte di un commesso viaggiatore. Tra le fibre di un percorso di vita sfilacciato emerge il forte nerbo della paradossale affezione per l’Atalanta, che di volta in volta mette a fuoco o sfuma le sfrangiature nella tela esistenziale dell’uomo. Alla maniera delle Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman, i diversi episodi collocano sul palcoscenico un ristretto manipolo di personaggi la cui riproposizione, tuttavia, grazie alle molteplici angolature di osservazione, non risulta mai assillante. Si alternano invece con elevata frequenza gli scenari, selezionati con profonda sapienza evocativa tra gli angoli più inconsueti del Vecchio Continente. L’utilizzo figurativo della parola, dalle tonalità quasi impressionistiche, finisce per assimilare la successione dei racconti ad un ciclo pittorico nel quale il colpo d’occhio introspettivo prevale sulla rarefatta concatenazione degli eventi. Prendendo le distanze dalle correnti letterarie più convenzionali, che tendono ad enfatizzare gli aspetti plastici dell’agonismo sportivo e della sua sfera emozionale, il libro di Stefano Colnaghi non smarrisce mai quella freschezza alla lettura che è chiara prerogativa del suo autore.
L’Atalanta che fa capolino tra le pagine è per lo più quella del quinquennio gasperiniano, che in molti casi assume i contorni indefiniti di uno stato d’animo o di un punto di riferimento remoto. Ma che si incarna anche nei tratti di alcuni dei suoi personaggi. Di primattori del presente o del recente passato, come Ilicic e Doni, ma soprattutto di comprimari come Castagne, Pasalic o Masiello. A coronamento del volume la magistrale chiusa di Pier Carlo Capozzi traccia un icastico ritratto dell’autore e della sua anima letteraria, consentendo di rielaborare l’ampio ventaglio di retroemozioni lasciate in dote al lettore.