Atalanta, non c’è più tempo. Ma la squadra non è pronta

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L’Atalanta non è ancora pronta, è una squadra in divenire che non ha una sua fisionomia precisa. La squadra nerazzurra sconta l’assenza di alcuni di giocatori infortunati (Scalvini e Scamacca), a cui si aggiunge anche Zaniolo (da capire quant’è grave il suo infortunio) e dal punto di vista disciplinare ha rinunciato alle prestazioni di Koopmeiners (capricci da calciomercato).

A pochi giorni dal grande appuntamento, il più grande della sua storia, vale a dire la SuperCoppa Europea da disputare contro il Real Madrid, i nerazzurri hanno perso le due amichevoli quella col Parma e quella con il St. Pauli incassando sette reti e mettendone a referto soltanto una. Da queste due partite non sono arrivate indicazioni utili e positive, anzi è scattato un allarme rosso, anche se tra le due sconfitte c’è una differenza sostanziale. La prima è frutto di una formazione iniziale messa in campo da Gasperini priva di logica e continuata con una girandola di cambi per mettere minuti nelle gambe di tutti gli effettivi. Non poteva essere quella la squadra che andrà in campo contro il Real Madrid mercoledì prossimo.

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La partita persa ieri ha visto, al contrario, una squadra giocare e dominare il gioco per mezz’ora, sfiorando almeno cinque palle-gol. Poi la squadra è venuta meno dal punto di vista atletico, sopraffatta dalla squadra di Blessin, che ha mostrato, così come aveva fatto il Parma, una condizione atletica più brillante e accettabile di quella dei nerazzurri. Nel giro di 13’ minuti dal 58’ al 71’ l’Atalanta ha incassato tre gol, uno più preoccupante dell’altro, soprattutto il secondo (grave errore di sufficienza di Hien con un retropassaggio sbagliato) e il terzo (preso da un’azione iniziata da fallo laterale).

Questa Atalanta è posticcia e avrebbe bisogno di ulteriore tempo per poter provare giocatori e schemi. Ma, ormai, di tempo non ce n’è più. Mercoledì si comincia a far sul serio e settimana prossima inizia anche il campionato dove i punti cominciano a contare.

C’è da chiedersi come ne uscirà dall’incontro con il Real Madrid una difesa che in due partite ha incassato sette gol, con Hien principale imputato (anche col Parma non aveva fatto bene) e con una difesa ancora da sistemare. Eppure sono gli stessi giocatori della scorsa stagione. Il solo Kolasinac dà l’idea di essere sul pezzo. L’attacco, perso Scamacca, ha trovato Retegui, che però ha bisogno di tempo per poter entrare nei meccanismi del gioco voluto da Gasperini. Contro il St. Pauli la partita è iniziata con El Bilal Touré centravanti, ma quando è entrato Retegui si è capito che ha ragione Gasperini quando dice che Touré non è una punta vera. A parte il solito vivace Lookman, De Ketelaere ha dimostrato di non essere ancora nella sua forma migliore. Sono tanti i palloni da lui persi, alcuni sanguinosi. A centrocampo Ederson dimostra di essere solido come sempre; De Roon volitivo, ma sulle fasce Ruggeri e Zappacosta non hanno ancora raggiunto l’efficacia dei tempi migliori.

Questo, però, è il materiale umano che Gasperini ha per poter lavorare e conoscendolo contro il Real Madrid manderà in campo gli uomini che gli danno più garanzia, quelli che conoscono a menadito il suo credo calcistico. Rispetto alla formazione iniziale contro la squadra di Amburgo ci aspettiamo di vedere Retegui titolare e De Roon a centrocampo e non arretrato sulla linea dei centrali (dove invece è stato messo a inizio partita contro il St. Pauli). Lì Gasperini può inserire Godfrey al posto di Djimsiti spostato al centro della difesa in quanto Hien ha lasciato più di una perplessità.

Manzoni, Cassa, Palestra e Vavassori hanno portato vivacità, così come Bakker che in questa fase sembra più pronto di Ruggeri. Ma i giovani non possono avere quell’esperienza tale da poter misurarsi contro i supercampioni dei Blancos. Siamo curiosi. L’importante in questi quattro giorni è recuperare quella brillantezza atletica, perché le partite durano 90 minuti e quella della SuperCoppa Europa potrebbe durarne addirittura 120. E le energie non possono venir meno perché la disfatta potrebbe celarsi dietro l’angolo. Auguriamoci di no.