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Strano a dirsi, ma il Verona segna più dell’Atalanta: ha una media realizzativa di 1,75 gol a partita, contro 1,71 della Dea. Simeone è il capocannoniere degli scaligeri con 16 gol di cui 3 realizzati di testa, mentre Barak e Caprari sono in doppia cifra con 10 gol; Caprari, inoltre, vanta anche 7 assist e 44 passaggi chiave. Gunter è il difensore che più di ogni altro scaligero fa più recuperi (290). Barak è l’uomo che corre di più con una media di 11,244 (è tantissimo) e Montipò nelle statistiche conta 72 parate.

Anche questa partita si presenta sulla carta come una gara dai toni agonistici elevati; Igor Tudor (bravissimo) è riuscito a rimettere in sesto una squadra che a inizio campionato era letteralmente allo sbando. Subentrato a Eusebio Di Francesco (al suo secondo fallimento consecutivo) ha proposto un tipo di gioco alla Juric o alla Gasperini se volete. Gioca uomo a uomo a tutto campo, aggredendo gli avversari con un pressing alto e asfissiante e in rosa ha giocatori di qualità: Caprari e Barak, su tutti, hanno piedi educati.

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L’Atalanta arriva delusa a questo appuntamento, dopo l’esclusione dalla Europa League, ai quarti di finale, da parte del Lipsia. Più che la sconfitta, brucia il fatto di non essere riusciti a sfoderare una prestazione pari alla gara di andata giocata in terra tedesca. La Red Bull, insomma, non è stata digerita e le bollicine sono rimaste nello stomaco a sfarfallare tutta la notte.

Fuori dalla Coppa Italia, fuori dalla Europa League, non ci resta che il campionato. E in queste sette partite che mancano alla fine del torneo, la Dea deve vincerle tutte se vuole sperare di agganciare l’ultimo treno per l’Europa, fosse anche la Conference League.

L’obiettivo è chiaro a tutti. Occorre vedere come ci si presenterà in campo sia dal punto di vista atletico (l’aspetto più deficitario di queste ultime uscite), sia dal punto di vista psicologico. La testa, si sa, fa brutti scherzi. Gasperini dovrà trovare ottime motivazioni per rivitalizzare il gruppo e che la squadra sappia rispondere ricompattandosi per dare il massimo, facendo ricorso a tutte le energie rimaste per raggiungere quell’obiettivo che Bergamo merita. Ormai ci siamo abituati bene. Ma questa città e il suo pubblico lo meritano.