Eugenio Sorrentino
La manita prenatalizia subita dal Milan al Gewiss Stadium nel 2019 è rimasto uno degli episodi più belli dell’era Gasperini. Ma ha segnato anche il momento della ripartenza dei rossoneri di Pioli, che da quel momento, complici gli innesti giusti nel 4-2-3-1, hanno trovato la quadratura e imparato a dare concretezza alla qualità del gruppo. Ecco perché la sfida con il Milan avrebbe richiesto la migliore Atalanta, che invece sembra si sia data tutta nella vittoriosa partita di Champions con lo Young Boys, pagando pesantemente gli errori che hanno condizionato la gara. Un paio di svarioni a inizio e verso la fine di un primo tempo, che pure hanno storie diverse. Benché sorpresi, subito dopo il calcio d’inizio, dalla rapida combinazione verticale tra Theo Hernandez e Calabria inseritosi centralmente tra le maglie dei difensori, ci ha messo del suo purtroppo il portiere Musso con una presa incerta che ha spalancato la porta al vantaggio milanista maturato in soli 28 secondi. Al gol lampo l’Atalanta ha avuto il merito di reagire nel modo di sempre, costruendo tre occasioni da gol neutralizzate dal portiere rossonero Maignan, che per quanto visto non fa di certo rimpiangere Donnarumma. Le velleità di rimonta della squadra di Gasperini si sono spente con l’infortunio a metà del primo tempo di Matteo Pessina, dolorante al flessore della coscia destra e uscito in barella (il che non è mai buona cosa). Tutti si sarebbero aspettati di vedere in campo uno tra Pasalic, Ilicic o Koopmeiners, utilizzati poi nella ripresa in momenti diversi; invece, la scelta è caduta su Pezzella, per motivi di equilibrio tattico spiegati nel dopopartita. L’Atalanta, che ha dovuto rinunciare all’apporto di Toloi oltre a quello che sarà perdurante di Gosens, non ha prodotto più pericoli e incassato il raddoppio del Milan prima dell’intervallo con Tonali che ha sottratto palla a Freuler come all’oratorio e si è involato solitario per gonfiare la rete, ancora una volta sotto la Nord. La sterilità offensiva è rimasta tale nella ripresa, nonostante l’ingresso di Muriel e Ilicic, mentre il Milan ha confermato di avere nella velocità un’arma letale, mettendo virtualmente nel congelatore il risultato con il terzo gol a firma di Leao. Ultimo ad arrendersi è stato Duvan Zapata, che a giochi fatti ha trasformato il calcio di rigore concesso su segnalazione del Var e poi si è fatto largo sulla fascia destra per servire a Pasalic l’assist buono per accorciare le distanze e aumentare il rammarico.