Federica Sorrentino
Sull’addio di Papu Gomez alla maglia dell’Atalanta è stato scritto e detto di tutto e di più. Le storie di calcio, come tutte quelle della vita, hanno un finale che, il più delle volte e soprattutto se sono state particolarmente lunghe, descrive sentimenti di gratitudine e passione in una giostra di emozioni e lacrime. Qualcuno diventa bandiera. Così non è stato per il campione argentino, passato dal 10 nerazzurro al 24 biancorosso del Siviglia. La crisi del settimo anno lo ha colpito in quello che sembrava amore inossidabile. Dopo un mese e mezzo da separato in casa, l’inevitabile divorzio. Nel rispetto dei valori economici che le operazioni di trasferimento comportano. L’amarezza di chi si riconosce nello spirito dell’Atalanta è manifesta. Gomez ha trovato a Bergamo le condizioni giuste per esprimere e mettere a frutto il suo straordinario talento. Messo, ovviamente, al servizio della squadra. Altrimenti il giocattolo smette di funzionare. E l’obiettivo non può che essere il bene di tutti quelli che scendono in campo e fanno gruppo. La maglia deve venire sempre prima di tutto.
Prima della tempesta del Covid, il Comune di Bergamo gli ha conferito la benemerenza civica.
In quel momento era il capitano e il simbolo dell’Atalanta europea che ha toccato il livello più alto della sua ultracentenaria storia, cui ha contribuito col suo estro. Un capitano che si è sempre distinto in campo per sportività e professionalità, contribuendo a far conoscere e valorizzare il nome di Bergamo in Europa.
Gomez ha fatto grande l’Atalanta, che lo ha reso a sua volta grande e continua ad essere, pure senza lui, una realtà straordinaria nel mondo del calcio.
C’è da chiedersi cosa resta dell’essere bergamasco, città che lo ha accolto e adottato. Lo stesso Papu Gomez aveva affermato che bergamasco non solo si nasce ma si diventa, e nel tempo è stato capace di apprenderne i principali valori.
Facile immaginare che i tifosi sognassero l’ultimo giro di campo, come la sera del 19 febbraio a San Siro nella gara vinta contro il Valencia. L’avventura con l’Atalanta si è chiusa dopo sei stagioni e mezza, costellate di gol e grandi risultati. Sabato scorso il Papu si è seduto sulla panchina del Siviglia, con cui continuerà a disputare la Champions, iniziando la sua prima esperienza da calciatore in Spagna. Ha assicurato che ci sarà per sempre un profondo affetto verso l’Atalanta, la città di Bergamo e i suoi tifosi. Glielo auguriamo di cuore. Soprattutto per coloro i quali conservano la sua maglia, gli autografi e gli immancabili selfie.