Eugenio Sorrentino
Per soppesare il valore di un risultato nel doppio confronto che vale l’accesso al turno successivo occorre attendere l’esito del secondo. Usiamo un aforisma di quelli che hanno reso celebre il musicista Massimo Catalano, che dispensava perle di saggezze al programma di Renzo Arbore “Quelli della notte”, per spiegare che il risultato a reti bianche dell’Atalanta allo stadio Maradona nella semifinale di andata di coppa Italia impone certamente di vincere la gara di ritorno, ma soprattutto non prendere gol. Li avesse fatti, e avrebbe potuto meritandoli pienamente, l’Atalanta sarebbe partita da una situazione di vantaggio. Contro il Napoli la squadra di Gasperini ha dominato e costruito limpide occasioni da gol senza riuscire a sfruttarle. Ma le recriminazioni evaporano una volta calato il sipario e lasciano spazio solo alla preparazione del secondo atto. All’ombra del Vesuvio si è vista solo Atalanta sia nel primo che nel secondo tempo, quando la squadra di Gattuso si è arroccata, rimanendo molto corta anche quando con i cambi è passata dal modulo 3-4-3 al 3-5-2. La formazione, schierata con la coppia Muriel-Zapata sostenuta da Pessina, è stata capace di imbrigliare il Napoli ed esercitare una chiara supremazia territoriale.
Due limpide palle gol nei primi 45 minuti con Toloi, che si è proposto più volte in fase offensiva, e Pessina, fermato dal portiere Ospina, il quale nella ripresa si è ripetuto sul connazionale Muriel. Per il resto, il gioco di interdizione dell’Atalanta ha impedito ai partenopei di risalire e fatto in modo che si giocasse prevalentemente nella metà campo del Napoli, costretto ad abbassare il baricentro. Ora quella stessa intensità, con l’aggiunta della necessaria concretezza per trasformare in reti la mole di gioco, va rimessa in campo per i 90’ decisivi.
Il Napoli, detentore del trofeo, affronta la gara di ritorno, che vale l’accesso alla finale di coppa Italia, senza i suoi difensori centrali Koulibaly e Manolas, mentre davanti a Gollini non potrà giocare lo squalificato Romero. Ma soprattutto occorre sciogliere il nodo per il ruolo di esterno destro di centrocampo, la fascia su cui non può correre Hateboer, che accusa problemi al metatarso del piede sinistro, e dovrebbe essere affidata al danese Maehle, nonostante i sei punti di sutura a un piede. Storie di stagione, con una rosa adeguata che diventa corta se le indisponibilità si sommano nello stesso ruolo, soprattutto dove sono più difficili gli adattamenti. Finale alla portata dell’Atalanta, se gioca, segna e difende come meglio ci ha abituato.