Ranieri e il Var. Quando i protocolli inducono all’errore

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Il Var è uno strumento tecnologico nato per aiutare il calcio. Corregge gli errori degli arbitri, vede cose che possono sfuggire a chi è in campo e ripropone attraverso le immagini la scena principale cercando di dare la più corretta delle interpretazioni di quanto succede sul terreno verde.

Poi ci sono i protocolli. E qui cominciano le lamentatio. Ranieri, ieri, arriva in sala stampa e invece di parlare della partita, focalizza l’attenzione per tutto il tempo a sua disposizione, sul fatto che il Var – secondo il protocollo – non sarebbe dovuto intervenire. Amen.

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Se la mettiamo su questo piano non ne usciamo più. Per una volta che il Var, intuisce e documenta che Koné, dapprima ha cercato il contatto con Pasalic e poi si è tuffato, no. A Ranieri questo non sta bene. Il contatto c’è stato, l’arbitro ha fischiato il rigore, quindi non si tratta di chiaro ed evidente errore arbitrale, dunque rigore era e rigore doveva rimanere.

Con questa logica si può andare avanti all’infinito. Noi riteniamo che i protocolli debbano essere aboliti. Il Var deve intervenire e correggere o suggerire quanto l’arbitro – data la velocità del gioco o per prospettiva non consona – non riesce a leggere correttamente sul campo.

Il rigore di Koné era da togliere e ha fatto bene Abisso a richiamare Sozza al monitor. E parliamo di un arbitro che non si è rivelato all’altezza della situazione per i continui cambiamenti di interpretazione durante le fasi di gioco.

Atalanta-Roma avrebbe meritato un arbitro più “internazionale” e autorevole. E Ranieri, che di solito è un signore, non può tralasciare di parlare della partita e racchiudere il senso di una sconfitta in un unico episodio.