Mirella Pontiggia dalla Corsa Rosa al Giro femminile

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Federica Sorrentino

La sicurezza stradale di una corsa ciclistica a tappe affidata a Mirella Pontiggia, comandante della Polizia Stradale di Bergamo. È accaduto per la prima volta nella primavera 2017, quando è stata chiamata a dirigere il servizio di scorta della polizia stradale in occasione di quella edizione del Giro d’Italia. Esperienza che si ripropone quest’anno in occasione del Giro ciclistico femminile, in programma dal 2 all’11 luglio con 144 atlete che in dieci tappe attraverseranno Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia-Giulia.

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Dott.ssa Pontiggia, cosa è rimasto dell’esperienza di quattro anni fa alla guida della carovana?

È stato un onore comandare nel 2017 la scorta della Polizia Stradale al 100° Giro d’ Italia, che ha coinciso con il 70° Anniversario di Fondazione della Polizia Stradale. Le moto e le auto di servizio della Polizia Stradale, seppur tecnologicamente rinnovate, accompagnano il Giro d’Italia dal secondo dopoguerra e garantiscono che tutto si svolga nella massima sicurezza, sia per i ciclisti che per gli altri utenti della viabilità. Si tratta di 26 motociclisti altamente specializzati, 5 autovetture, un furgone adibito ad officina mobile oltre al personale di scorta alla carovana che anticipa ogni tappa. Non dimentichiamo il Progetto BICI SCUOLA legato al Giro, per affermare la cultura della legalità sulle strade e che coinvolge le classi delle scuole di partenza e di arrivo di ogni tappa, con lezioni di educazione stradale tenute dagli operatori di Polizia a bordo del “Pullman Azzurro”, un’aula multimediale dotata di tecnologia e laboratorio didattico.

Regole che accomunano ciclisti e pubblico, tenuto a osservare le distanze ed evitare interferenze che potrebbero causare incidenti. Quali sono i pericoli maggiori in una simile manifestazione sportiva che richiama folle di spettatori?

L’ obiettivo della scorta è garantire che lungo il percorso di gara, ove vige la sospensione della circolazione, non si inseriscano veicoli che possano creare una turbativa alla gara stessa. Gli stessi pedoni o animali liberi possono creare un serio pericolo ai ciclisti che, è bene ricordarlo, in discesa raggiungono velocità elevate anche a 80 km orari, mentre in pianura possono viaggiare anche con medie di 45-50 km orari. Gli incroci e le intersezioni sono presidiati dalle Forze dell’Ordine e dai volontari appositamente formati, mentre la Scorta si occupa della tutela della circolazione in itinere. Nelle tappe di salita la folla di spettatori presenti possono creare disagio restringendo la carreggiata. In questi frangenti svolgono un ruolo fondamentale le moto della Polizia Stradale che anticipano di poche decine di metri i ciclisti permettendo di pedalare con maggior sicurezza.

Auto e moto della polizia stradale che aprono e chiudono la corsa. Com’è organizzato il servizio?

Ogni motoveicolo di Polizia svolge un ruolo ed occupa una posizione predefinita, come all’ interno di un grande puzzle. La prima moto, denominata VERDE, svolge la fondamentale funzione di segnalare a tutti i presìdi a terra l’imminente arrivo della competizione ciclistica. Seguono poi circa 5 o 6 moto a distanza di circa 250 metri l’una dall’altra, con il compito di verificare che la circolazione sia stata sospesa. Poi giunge l’AUTO1 con a bordo il Comandante della Scorta collegato per radio sia con gli altri veicoli di Polizia e sia con il Direttore di Corsa e con RadioCorsa. Seguono altre moto fino al raggiungimento dei primi ciclisti che vengono staffettati dalla MOTO GIALLA e GIALLINA. Le moto che chiudono la Scorta sono posizionate vicino alle ammiraglie e gestiscono la sicurezza dei ritardatari. Chiude la MOTO ROSSA, posizionata vicino all’ autovettura di FINE GARA e all’AUTO 2 del vicecomandante, che segnala la riapertura della circolazione.

La moto più importante è la JOLLY, in quanto funge da coordinamento delle altre moto di scorta risalendo tutto il gruppo dei ciclisti e verificando la copertura degli spazi.

La corsa rosa al femminile parte dopo la lunga stagione della pandemia. Con quale spirito ci si avvicina a un impegno del genere?

Dopo il primo lockdown del 2020, avevo comandato la gara Milano-Torino del 5 agosto e la Milano-Sanremo dell’8 agosto, date stranissime per due classiche così importanti, disputare con lo spirito di rinascita e di ritorno alla normalità nel rispetto della normativa antiCovid, lo stesso che applicheremo per il Giro femminile, che ho già avuto il piacere di dirigere nel 2012 e di cui serbo splendidi ricordi e amicizie che ho conservato.

Alla passione per il mio lavoro, si aggiunge la passione per il ciclismo, che pratico a livello amatoriale fin da bambina. Essendo bergamasca, provengo da una terra che ha dato origine a tanti campioni, fra cui il grande Felice Gimondi, il quale mi chiamava “la Sua Comandante”, con quel tono di profondo rispetto nei confronti del ruolo e dell’incarico, sempre pronto a ricordare qualche aneddoto con la Polizia Stradale durante i suoi numerosi Giri d’ Italia. Un grande Campione ma anche un grande Uomo.