Il binomio messo insieme da Paolo Marabini per la seconda giornata di festeggiamenti per il primo compleanno della sua Biblioteca dello Sport di Seriate è di quelli che rende magica l’atmosfera degli amanti dello sport: Nicola Roggero e Francesco Panetta.
L’occasione del duplice incontro, che si trasforma in una intervista a tutto tondo, è data dalla presentazione del libro di Roggero: “Storie di atletica e del XX secolo” (ADD editore).
Nicola Roggero, oltre che essere la voce dell’atletica nelle cronache televisive di Sky, è una vera e propria enciclopedia. Segue da sempre l’atletica. Si può dire, anzi, che l’atletica sia la sua vita. È ricco di aneddoti e ha una conoscenza vasta che copre a memoria una buona fetta del secolo scorso sino ai giorni nostri. In aggiunta a quanto si possa studiare sui libri o vedere nei reperti televisivi dagli albori dei giochi a oggi.
Il suo diventa un racconto epico. E il libro ne è la testimonianza. Il suo libro non è solo un racconto di quanto succede in pista e in pedana, ma è la trasformazione di un atto d’amore per l’atletica. Roggero ha saputo unire la storia dell’atletica con le storie del mondo “perché – dice – l’atletica è l’unica disciplina veramente mondiale. L’Atletica sono le Nazioni Unite dello sport. E mi è piaciuto raccontare le vicende dalla prospettiva di chi non le racconta mai. Perché nell’atletica le persone non si giudicano per il loro paese d’origine, o il loro credo religioso o chissà cos’altro. Nell’atletica le persone si giudicano solo per il loro talento e la misura di tutto questo sono i centimetri e il cronometro. È il metodo più democratico che io conosca”.
Esordire in una serata in questo modo significa voler subito aprire il libro e mettersi a leggerlo. Ma lui facilita il lavoro perché racconta di Beamon, De Oliveira, Meyer, Borzov, Hart, Freeman… atleti, mezzofondisti, saltatori, uomini e donne. Nel libro sono venti le storie raccontate.
Il tutto alla presenza di un mezzofondista di eccezione: Francesco Panetta che rievoca il suo essere stato atleta. Ma come Panetta ha cominciato? A chi si è ispirato?
“Al mio tempo – racconta – non c’era lo sport da vedere in tv. E al mio paesino della Calabria dovevo aspettare che arrivasse qualche rivista. Ho delle immagini impresse di atleti che hanno fatto la storia dell’atletica italiana. Sono contemporaneo di Sara Simeoni, Pietro Mennea, Franco Fava. Vidi Mennea vincere a Mosca i 200 metri. Avevo 15 anni e sono cresciuto apprendendo dell’atletica attraverso le riviste”.
Panetta usa il nickname di Roger Bannister, personaggio mitico a cui si ispira per carattere e capacità di fare l’impresa. Nel 1954 fece il record mondiale del miglio britannico e vinse l’oro agli Europei nei 1500 metri. Quando si ritirò divenne un luminare nel campo della Neurologia.
È guardando a queste imprese che Panetta è diventato l’atleta vincente che è stato. In un’epoca in cui bastava iscriversi a un campionato italiano per trovarsi a competere con le eccellenze mondiali. “Siamo cresciuti – racconta Panetta – sull’onda della competizione e della presunzione di poter superare ogni volta il proprio limite. A quel tempo in Italia nacque un gruppo di mezzofondisti di grande livello”.
Poi Panetta ricorda i giorni di allenamento trascorsi a Bergamo con l’allenatore Giorgio Gandini alla Comelit.
La domanda cruciale riguarda la gara che vorrebbe rifare. “Tokyo ’91. Lì ci andai preparatissimo. Ero in gran forma, ma sull’aereo presi la febbre e mi venne un ascesso ai denti. Lì si è spenta la luce. Ma se avessi una bacchetta magica e potessi far tornare indietro il tempo, vorrei rifare quegli allenamenti sulle piste finlandesi che quando finisci dici: “Ci sono”.
Il tallone d’Achille per Panetta è stata la maratona “una gara – conclude – che non era nelle mie corde. Ci ho provato, ma occorre applicare molta tattica. Cosa che non mi appartiene. Io preferisco attaccare da subito, ma nelle maratone questa è una tattica suicida”.
Il Palmares più significativo di Francesco Panetta: Argento a squadre ai Mondiali di cross a Roma nel 1982; Argento nei 3000 siepi agli Europei di Stoccarda nel 1986; Argento nei 10.000 piani e Oro nei 3000 siepi ai Mondiali di Roma del 1987; Oro nei 3000 siepi agli Europei di Spalato nel 1990.