Anche l’Atalanta vive la sua escalation di botta e risposta polemici, innescati dalle recenti inchieste sugli ultrà che, avendo oltrepassato i limiti secondo il giudizio degli inquirenti, sono finiti della rete della magistratura. E tra i fatti contestati anche i rapporti tra alcuni soggetti indagati e tesserati della società atalantina. Un’intervista rilasciata dall’ex presidente Alessandro Ruggeri, succeduto al papà Ivan che da cinque anni lotta con la malattia che lo ha colpito, ha scatenato la replica dell’attuale presidente Antonio Percassi. Una lunga lista di precisazioni, una per ogni argomento toccato.
L’idea che il passaggio di proprietà dell’Atalanta, maturato dopo la retrocessione in B alla fine della stagione 2009-2010, possa essere stato sollecitato da esponenti della tifoseria, viene respinta da Percassi. “Al momento dell’acquisto – precisa Percassi – la società è stata valutata 18 milioni. Alla famiglia Ruggeri ne sono stati pagati 12,5 per il 70% del pacchetto azionario. Quell’anno il bilancio è stato chiuso al 30 giugno con 7 milioni di perdita d’esercizio, sostituendo fidejussioni personali per 11,5 milioni. Al netto dei crediti, abbiamo rilevato la società con 30 milioni di debiti”. Percassi riassume anche i contatti per avviare la trattativa, che si è svolta dopo aver sondato il reciproco interesse a procedere, attraverso interlocutori di assoluta fiducia della famiglia Ruggeri e dell’attuale proprietà.
Antonio Percassi rifiuta di demonizzare la Festa della Dea, dove pure è presente colui che è considerato il leader degli ultrà (indagato con l’accusa di associazione a delinquere), ritenendola un evento pubblico al quale partecipano decine di migliaia di persone. “E’ regolarmente autorizzata ed è la festa degli atalantini – sottolinea Percassi – Ci sono andato prima di diventare presidente, ci vado a maggior ragione oggi, a incontrare migliaia di bergamaschi e atalantini. Allo stesso modo vado alla Camminata nerazzurra, o mandiamo i giocatori alle cene del Club Amici”.
Il presidente dell’Atalanta rigetta anche l’accusa di aver privilegiato l’acquisto di biglietti da parte degli ultrà. “C’è un’indagine in corso, mi fido della magistratura. Io so che siamo in regola, se sono stati commessi degli errori chiederemo scusa e non li rifaremo. Ma deve prevalere il concetto di fondo: noi siamo per il dialogo, con tutti. E questo, da quando gestiamo la società, ci ha permesso di evitare incidenti. L’osservatorio ci ha chiamati a Roma per complimentarsi con noi, perché il clima con i tifosi a Bergamo è cambiato. Ma dev’essere chiaro che noi siamo contro ogni tipo di violenza”. E a proposito dell’aggressione subita da un giornalista fuori dal tribunale, Percassi tiene a precisare che l’Atalanta si è schierata con il giornalista. “Il resto lo decide la magistratura. Noi abbiamo massima fiducia nelle istituzioni”. In merito alla posizione di Cristiano Doni, Percassi ne riconosce le doti che lo hanno reso calciatore straordinario, ma nel contempo ricorda che, a seguito delle note vicende del calcioscommesse, la società si è costituita parte civile contro Doni nell’ambito del procedimento penale.
“Doni avrebbe potuto essere presidente dell’Atalanta, ovviamente in tempi non sospetti – conferma Percassi, che però ammette di aver indicato recentemente anche Glenn Stromberg, uno che è rimasto vero mito nella storia calcistica e societaria della Dea.