Calcio Insieme oltre la disabilità

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Bambini che calpestano l’erba di un campo di calcio rappresentano una immagine consueta. Se i bambini sono affetti da disabilità cognitiva, la loro presenza rientra in un progetto di integrazione e partecipazione più ampio e articolato. In Italia ci sono stati esempi sporadici e occasionali di avvicinamento dei giovanissimi allo sport più amato del mondo. Ora, grazie al progetto “Calcio Insieme”, promosso dalla Fondazione Roma Cares, Onlus legata al più ampio contesto di Responsabilità e Sostenibilità Sociale della AS ROMA e dalla A.S.D. Accademia di Calcio Integrato, sta maturando la prima esperienza organizzata di sviluppo di una cultura dell’integrazione e dell’educazione ai valori dello sport attraverso il gioco del calcio. Avviene al centro sportivo Giulio Onesti di Roma, dove si è messa in pratica l’opportunità di vivere la pratica sportiva legata al pallone tra i piedi come esperienza formativa e di gioco. I corsi gratuiti sono dedicati ai bambini delle scuole di Roma, dai 6 ai 12 anni, affetti da disabilità cognitiva e permettono di vivere il calcio adattato alle capacità individuali, affermando il valore dello sport quale strumento relazionale, riabilitativo, sociale e accrescendo il livello qualitativo della loro attività motoria.

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calcio insiemeIl progetto “Calcio Insieme” deriva dall’esperienza decennale maturata con la Totti Soccer School, che ha dato vita all’iniziativa “Diamo un calcio alla disabilità”, contribuendo alla formazione di tanti istruttori e psicologhi sulla materia. Per ogni singolo bambino si elabora un percorso didattico individuale per poi procedere alla creazione dei gruppi di bambini e bambine, che vengono sottoposti a una visita medica di valutazione d’idoneità sportiva. La valutazione psicologica viene effettuata attraverso colloqui con i genitori e gli insegnanti di scuola o altri professionisti che li seguono, l’osservazione sul campo del comportamento dei giovani e test psicologici. Grande importanza viene data alla fase di accoglienza incontrando le famiglie per raccogliere informazioni sul vissuto degli allievi, utili preparare un ambiente fisico e relazionale confortevole e adatto al bambino. Il programma tecnico dà importanza al gioco del calcio attraverso alcune semplici abilità, variate e non noiose, con regole semplificate. Il rapporto allenatore allievo è di 2 a 1, con la presenza di psicologi di sostegno, logopedista e medico presente in campo.

“Il calcio può essere uno strumento fondamentale per aiutare i bambini affetti da disabilità mentali a sviluppare se stessi – spiega Patrizia Minocchi, presidente ASD Calcio Integrato – . Quello strumento magico che è la palla ha già dato i primi risultati, i bambini stanno imparando a relazionarsi”. “Lo sport è da sempre un aggregatore e insieme uno strumento motivazionale per superare i propri limiti, mettere su un campo di calcio bambini affetti da difficoltà psicomotorie rappresenta per loro una possibilità di miglioramento – – sottolinea Mauro Baldissoni, direttore generale dell’AS Roma, che ha messo in campo la propria piattaforma sociale per questo meritorio progetto di integrazione.

 

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