Corsa rosa, strade nere

521

caduta Giro d'Italia 2014La giornata del 15 maggio è una di quelle da dimenticare per la storia del Giro d’Italia. Messe in archivio le strade verdi d’Irlanda, che hanno visto mattatore lo sprinter Kittel (poi ritiratosi), l’asfalto d’Italia saluta alla quinta tappa il primo successo italiano con Ulissi ma nel contempo tradisce a più non posso, provocando cadute drammatiche. Una corsa a eliminazione fisica, al punto da spingere La Gazzetta dello Sport a chiedersi perché si cade e a ipotizzare che i nuovi materiali garantiscono prestazioni super ma sono anche più delicati da gestire. Pochi avevano notato finora che le strade italiane sono sempre più piene di rotatorie, utili a eliminare pericolosi incroci ma trappole per i gruppi di ciclisti che le affrontano a velocità agonistiche e, qualche volta, sotto la pioggia. Se aggiungiamo che di asfalto drenante nemmeno si parla, ecco che il rischio si palesa dietro l’angolo. Ci sono corridori che rischiano la carriera, altri che hanno perso la stagione e dovranno recuperare da gravi e dolorose fratture. Una ecatombe inimmaginabile alla vigilia, che sta denunciando quanto sia difficile andare in bicicletta, da professionisti o semplici amatori. In sessanta sono caduti sul selciato a una decina di chilometri dal traguardo di Montecassino, dov’è giunta a braccia alzate la maglia rosa dell’australiano Michael Matthews. Il Giro perde Purito Rodriguez, un sicuro protagonista sulle montagne, e tanti altri hanno le ossa rotte e lacerazioni profonde. Cosa c’è di peggio? Quanto accaduto al passaggio della caronava rosa nel centro abitato di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. I ragazzini, entusiasti, stavano riprendendo con gli smartphone per immortalare i campioni del ciclismo. Uno di essi ha registrato un grido chiaro e inequivocabile. Dal gruppo dei corridori qualcuno si è rivolto alla folla plaudente indirizzando un palese “Terroni”. La reazione e il disappunto non si sono fatti attendere. Il video è stato messo su Youtube e ha creato sconcerto. Il giorno dopo il ciclista autore del linguaggio poco forbito si è dichiarato. E’ Valerio Agnoli, originario di Alatri nel basso Lazio, che corre con l’Astana. Dice che stava riferendosi a se stesso, dal momento che i compagni lo apostrofano per scherzo “Terrun”. Solo un equivoco? Speriamo. Il popolo dei social network non ne è tanto convinto. Importante, però, che l’autore del grido sia uscito allo scoperto e che la vicenda possa chiudersi qui.

forbes