Pizzaballa, il Gronchi Rosa del calcio

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L’ottuagenario Pierluigi Pizzaballa, uno dei migliori portieri del dopoguerra e, da bergamasco doc, bandiera dell’Atalanta che vinse la Coppa Italia nel 1963, è una icona del mondo delle figurine. Era lui quello che mancava per completare la raccolta. Questa storia ne ha fatto un mito, al di là delle prodezze tra i pali. Parava a mani nude e con presa sicura, Pizzaballa, prima che il grande Dino Zoff iniziasse a usare i guanti. Con il portierone friulano e Ricky Albertosi il numero uno bergamasco costituì un trio di insuperabili, amici e rispettosi l’uno dell’altro nel contesto di una sana rivalità sportiva. Una carriera calcistica iniziata nell’Atalanta 61 anni fa, poi la Roma di Oronzo Pugliese (l’allenatore a cui ha fatto il verso l’attore Lino Banfì nei panni di Oronzo Canà), il Verona e il Milan con cui vinse una seconda coppa Italia, per poi rivestire la maglia della Dea nel secondo lustro degli anni ’70, raccogliendo applausi e apprezzamenti per la serietà nell’interpretazione del ruolo e fuori dal terreno di gioco. La sola presenza in Nazionale è datata 18 giugno 1966, nell’amichevole vinto con l’Austria, alla vigilia del disastroso mondiale inglese in cui restò tra le riserve. Il premio Combi, intitolato al grande portiere dell’Italia due volte campione del mondo negli anni ’30, ne suggellò le qualità al termine della stagione 1964-65. Un riconoscimento ottenuto ai tempi della grande Inter di Helenio Herrera. Se gli si chiede quale sia stata la parata più bella e importante, ricorda quella su colpo di testa di Virdis nello spareggio di Genova del 1977 che valse la scalata dalla B alla A. Dotato di quell’umiltà che non impedisce di ambire, ma anzi dota delle energie fisiche e mentali per eccellere, Pizzaballa non ha fatto l’allenatore ma oggi si dedica ad allevare i bambini nella sua scuola calcio di Gorle. La sua notorietà è legata alla figurina introvabile, con i passaparola tra bambini e ragazzi dell’epoca per sapere se qualcuno l’avesse pescata. Giocando con l’Atalanta e seguendo l’ordine alfabetico delle squadre, nonché dei ruoli, Pizzaballa finiva per essere la figurina numero uno della grande raccolta dei calciatori. E’ stato lui stesso a raccontare come, a seguito di un infortunio che lo tenne lontano dal campo all’inizio della stagione 1963-64, non poté prendere parte alla sessione di scatti fotografici e la sua figurina non fu stampata subito, ma solo dopo un paio di mesi dopo. Che lo si ricordi principalmente per questa storia, gli fa piacere, perché così si parla di un’epoca di cui Pizzaballa è stato interprete e protagonista. Come lo è ancora oggi, da nonno e atalantino felice.

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