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Quelli che … il Liverpool a Bergamo

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Federica Sorrentino

La data storica legata all’arrivo del Liverpool a Bergamo avrebbe dovuto lasciare un ricordo indelebile nei tifosi dell’Atalanta e negli appassionati di calcio. Aldilà del risultato maturato sul campo, il confronto proposto dal sorteggio ha regalato prestigio all’Atalanta, ma è stato privato della cornice senza la quale la partita diventa un affare tra ventidue giocatori. L’influenza del dodicesimo uomo non avrebbe probabilmente modificato l’esito dell’incontro, ma ripagato certamente ogni singolo spettatore facendolo partecipe di uno spettacolo che manca ormai da nove mesi.

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Le parole di stima di Jürgen Klopp non sono state banali o buttate lì come forma di circostanza. Tutt’altro. L’apprezzamento è stato fortemente gradito da parte del popolo bergamasco, suscitando legittimo orgoglio. Uno spot del genere non si regala, è il riconoscimento di una filosofia vincente, di gioco e societaria, in cui l’allenatore della squadra campione del mondo si è riflesso. C’è solo da esserne orgogliosi? Probabilmente c’è dell’altro. La consapevolezza di essere arrivati ai massimi livelli dopo il gran finale della passata stagione.

L’Atalanta con tutto ciò che si porta dietro non è una meteora. Esprime lo spirito della sua gente, tanto più importante dovendo affrontare il secondo tempo della dura lotta alla pandemia. Ci sono i più anziani che ricordano i fasti del vecchio Brumana, quelli di mezza età che legano la propria adolescenza alla sfida con il Malines, i ragazzi di oggi che continuano a collezionare le figurine dei calciatori, qualcuno è stato vestito con la maglia dell’Atalanta appena nato e sanno già di appartenere a un capitolo indimenticabile della storia del calcio a Bergamo.

C’è poi il capitolo delle forme di coinvolgimento alternativo. Il pullman dei Reds è stato salutato dagli applausi della gente che lo ha incrociato nel percorso fino allo stadio, da striscioni di benvenuto. Forme di stima, cordialità, sportività, che arricchiscono di valori la partecipazione alla Champions League. La sensazione è che la tifoseria dell’Atalanta si stia allargando a chi del bel gioco se ne intende. Non una semplice operazione simpatia, come poteva accadere nel passato, ma un processo di stima e ammirazione per quella che un tempo veniva definita “regina delle provinciali” e ora assurta a modello per come scende in campo e fa parlare di sé. Riconoscersi in certi valori oggi è tanto più importante, così come richiamarli per affermare la capacità di affrontare ogni tipo di avversario e rispettarlo.