Malinovskyi cannonate a San Siro

469

Eugenio Sorrentino

Lo stadio di San Siro è stato il teatro della più bella, intensa e spettacolare partita di questa prima parte di stagione. Due scuole di pensiero, il 3-4-2-1 di equilibrio e movimento di Gian Piero Gasperini, alla 600esima da allenatore tra i professionisti, opposto al dirompente 3-5-2 di Simone Inzaghi. Il pareggio a suon di gol scaturito tra due squadre forti della loro identità rende giustizia a entrambe, riconoscendo che l’Atalanta avrebbe potuto portare a casa i tre punti o uscirsene beffardamente a mani vuote dopo una prestazione sontuosa. Si era in casa dei campioni d’Italia e la posta in gioco era la prova di maturità per legittimare quella presenza ormai stabile che la squadra di Gasperini con tutti i meriti ha guadagnato nell’olimpo nazionale ed europeo. L’Atalanta nelle ultime stagioni ci ha abituato a partenze non fulminanti, ma sappiamo anche che dura poco il rodaggio per ritrovare i meccanismi basati su pressing, ritmo, precisione e interscambi. Ebbene, quando dopo 5’ Lautaro ha battuto Musso con una volée magistrale, in molti si saranno preparati ad assistere a una partita di sofferenza al cospetto della forza d’urto interista. Invece, l’Atalanta ha ricucito la sua tela di passaggi, alzando il baricentro e permettendo a Ruslan Malinovskyi di salire in cattedra. Il tiro di collo sinistro scagliato alla mezz’ora alle spalle di Handanovic rimarrà una delle perle di questo campionato, che certamente ne proporrà altre. Il successivo bolide, ribattuto alla bell’e meglio dal portiere interista, è diventato un assist indiretto per il capitano Toloi, il quale non trovavasi lì per caso evidentemente. Chiuso il primo tempo dominando, l’Atalanta ha avuto l’opportunità di allungare, sfiorando il gol due volte prima di centrare il palo con un altro esercizio balistico di Malinovskyi. Il capitolo dei cambi ha favorito certamente l’Inter, che ha ritrovato mordente sotto la spinta di Dimarco, giocatore in continua crescita di rendimento, autore dell’inserimento in area che ha permesso a Dzeko di appoggiare il pallone in rete su respinta di Musso. Nella circostanza non è passato inosservato come non ci sia stato il tempo di riassestare la difesa dopo l’uscita dell’impeccabile Palomino, alle prese con problemi muscolari, e l’ingresso di Maehle. L’impiego di Ilicic per Malinovskyi ha dato un volto diverso alla manovra, orchestrandole e cercando la via del gol, ostruitagli da Handanovic. Il penalty sbagliato da Dimarco e il gol di Piccoli annullato per una chiamata retroattiva del Var hanno congelato il risultato. Alla fine, giusto così e contenti tutti.

forbes