Tennis: Roma, sabato avaro di emozioni.

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Si sa che spesso le grandi attese, sfociano in cocenti delusioni. Così è stato per il torneo del Foro Italico, che dopo una bellissima settimana di tennis, attendeva questo sabato di semifinali con la giusta trepidazione. Che non fosse la migliore delle giornate lo si poteva intuire fin dalla mattina, in cui Serena Williams annunciava a malincuore il proprio abbandono a causa di un doloroso infortunio alla schiena. Dopo aver superato i quarti di finale grazie al forfait della nostra Flavia Pennnetta era così costretta a lasciare via libera alla cinese Na Li, probabilmente l’unica a non essere dispiaciuta per questo improvviso imprevisto. Certo con il Roland Garros alle porte, il rischio non valeva la candela. L’avversaria da affrontare in finale è quella prevista: Maria Sharapova conferma la propria testa di serie (2), ma soprattutto la propria auterovole candidatura ad un successo-bis. 6/3 6/4 in 90 minuti di gioco contro la bravissima Kerber di questa settimana. Pronostico decisamente a favore della bielorussa, ma la cinese è giocatrice solida, esperta e che non regala nulla. Esaurita la “quota rosa”, scendono sul centrale Rafa Nadal e David Ferrer per dare vita all’ennesimo derby spagnolo con in palio una finale. Primo set interminabile, 80 minuti, 2 soli break, ma molte più occasioni per lo sfavorito (10 palle break a fronte dell’unica concessa). Appare perciò evidente come il tie-break susseguente sia fondamentale. Purtroppo, per lo spettacolo e l’equilibrio, se lo aggiudica il maiorchino (8-6) che porta in questo modo l’affondo decisivo. Il secondo set  in pratica non inizia nemmeno e dopo 40 minuti, siamo già alla firma sulla telecamera: 6/0 e settima finale a Roma conquistata. Quella finale che sarà l’esatta copia di quella del 2011: sfidando il numero 1 del mondo Novak Djokovic. Ovvio che l’entourage giallorosso si augura sia diverso almeno il risultato (4/6 4/6 lo scorso anno). Nole si guadagna la finale sbarazzandosi in 1 ora e 36 minuti di Roger Federer, giunto all’appuntamento con la spia della riserva energetica ampiamente accesa. Dopo l’exploit di Madrid e le buone prestazioni sul rosso italiano, lo svizzero è apparso lontano parente del giocatore scintillante e atleticamente tirato a lucido, che eravamo abituati a vedere. Sempre in ritardo sulla palla, costretto spesso sulla difensiva e soprattutto poco incisivo con i colpi di inizio gioco (servizio e risposta). Il primo set vola via facile (6/2), con il serbo a cui basta tenere in campo la palla e soprattutto vicina alla linea di fondo, attendendo l’inevitabile errore non forzato dell’avversario. Nel secondo Roger, sembra ritrovarsi, ma subisce un terzo break sul 3/3 e appare destinato ad una rapida sconfitta. Si arriva così sul 5/4 Djokovic e servizio con un dato impressionante, fino a quel punto il serbo ha ottenuto 22 punti su 23 quando ha messo in campo la prima. Re Roger è un grande campione e se ci fosse bisogno di un’ennesima dimostrazione, gioca 10 minuti straordinari, pulendo le righe del campo con colpi da sogno. Sale 6/5 in proprio favore e per due volte giunge a due punti dal set. Il campione uscente non molla di una virgola, una volta arrampicatosi al tie-break, piazza subito il mini-break decisivo che gli consegnerà la vittoria parziale (7-5) e soprattutto quella totale. 6/2 7/6 per arrivare nuovamente a giocarsi il titolo ad un anno di distanza. E speriamo sia una grande finale.

( commento di Luca Polesinanti )

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