Un’offerta di sport più varia e articolata; la presenza dell’attività motoria nei luoghi di formazione (scuole e università) come volano dello sviluppo; la necessità di potenziare le infrastrutture sportive del Paese per supportare un business globale molto più ampio e il conseguente bisogno di un controllo maggiore sulle problematiche di governance, sui processi organizzativi e sulle transazioni economiche. Sono questi i trend principali che emergono dalla ricerca “2050: scenari sul futuro dello sport in Italia”, realizzata da Istituto Piepoli e presentata nel Salone d’Onore del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
All’incontro hanno partecipato il Presidente del CONI Giovanni Malagò, il Presidente ASOIF (Associazione delle Federazioni degli Sport Olimpici Estivi) Francesco Ricci Bitti, il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli, il Presidente dell’ISTAT Giancarlo Blangiardo, il Presidente dell’Istituto Piepoli Nicola Piepoli e la velista Caterina Banti, campionessa olimpica a Tokyo 2020.
Partendo dall’osservazione sulla prospettiva di crescita della popolazione mondiale, con circa 10 miliardi di essere umani (e 100 miliardi di robot) presenti sulla Terra nel 2050, e dalla contemporanea riduzione della popolazione italiana, con una previsione di circa 54 milioni di abitanti rispetto ai 60 attuali e un progressivo aumento dell’età media, la ricerca ha provato a capire come sarà lo sport nel nostro Paese tra oltre cinque lustri.
Dieci le previsioni dello studio: il panorama dei media sportivi cambierà radicalmente; sportification e gamification acquisiranno slancio; la sostenibilità diventerà ancora più importante e lo sport diventerà green; gli impianti diventeranno luoghi di incontro sociale che offriranno esperienze e comodità su misura; la diffusione e la pratica degli e-sports, che già stanno cercando di ottenere lo status olimpico, continuerà ad aumentare; l’equilibrio del potere si sposterà a favore dell’atleta; i livelli di prestazione degli atleti aumenteranno in modo significativo grazie alla tecnologia, alla scienza biomedica e alle neuroscienza; il tradizionale modello di business delle scommesse sportive sarà completamente stravolto; il coinvolgimento dei fan aumenterà grazie a nuovi modelli decisionali e di proprietà; gli sport femminili aumenteranno di popolarità, i tabù gay e transgender saranno sepolti.
“Sono molto felice di questa ricerca – ha dichiarato il Presidente del CONI Giovanni Malagò -. Noi abbiamo sempre bisogno di forze nuove e idee diverse nel nostro mondo. La formidabile partecipazione odierna dimostra la bontà dell’iniziativa, dal Parlamento alle federazioni, dagli enti di promozione alle discipline associate, gli enti territoriali, le associazioni benemerite, atleti e tecnici, gruppi sportivi militari e non, i membri di Giunta. L’ISTAT certifica i numeri che presentiamo, dà credibilità alla ricerca. L’amico Piepoli è stato il motore e l’ideatore di una iniziativa che guarda al futuro, al 2050. È giusto guardare avanti”.
“Quando si parla di sport bisogna trattare due temi: lo sport per tutti e lo sport di vertice. Quest’ultimo parte dallo sport di base. Vi prego di non equivocare questo concetto – ha proseguito Malagò -. Oggi l’Italia è un colosso, un gigante per i risultati sportivi, è un dato di fatto. Perché? Per la competenza: abbiamo una grande scuola tecnica, soggetti preposti ai diversi ruoli, centri di preparazione olimpica e centri federali riconosciuti come una eccellenza, ma anche un problema enorme nel breve-medio termine, il problema demografico. Io sono un ottimista inguaribile, ma sarebbe irrealistico e irresponsabile non rilevare la situazione. Se non cambia qualcosa nelle politiche è impossibile continuare a fare questi risultati. È un fatto statistico. A tal riguardo siamo felici che questo Governo abbia inserito un intervento per la natalità. La seconda questione riguarda gli organismi sportivi. Dobbiamo sempre migliorare, ma noi stiamo facendo cose buone per i circa tre milioni e mezzo di italiani tesserati per i diversi enti. Cosa chiediamo? Che lo Stato possa pensare agli altri 56 milioni di italiani. Chi se ne sta occupando ora lo fa poco e male. Penso alla scuola, penso all’impiantistica e a tutti gli altri temi: questo chiediamo allo Stato”. (U.S.)