Bronzo brillante in pedana del triplo

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Fabrizio Donato suggella la carriera centrando il terzo posto nel salto triplo e ottenendo una meritatissima medaglia facendo rivivere le emozioni del bronzo conquistato nel 1968 a Città del Messico da Giuseppe Gentile. Il 35enne finanziere, che ha stabilito il record italiano con la misura di 17,60 nell’ormai lontano 2000 a Milano, raggiunge i 17.48 mettendo a segno una sequenza di salti molto vicini alla migliore misura. Irraggiungibili gli statunitensi Daegu Christian Taylor, oro con 17.81, e Will Claye, argento con 17.62, Donato precede il giovane e promettente Daniele Greco, un predestinato che potrebbe regalare grandi soddisfazioni all’Italia in questa specialità negli anni a venire. Il 17.34 del leccese Daniele Greco, a un certo punto vittima di crampi che ne hanno limitato la prestazione, vale il quarto posto ed equivale a una partenza lanciata per Rio 2016. E pensare che Donato, reduce da un infortunio alla schiena e al tendine sinistro, ha gareggiato dopo aver assunto un antidolorifico. Ecco uno che non molla. Il salto triplo richiede grande condizione e soprattutto un apparato muscolare e tendineo in perfetto stato. Le sollecitazioni a ogni stacco sono nette e senza equilibrio e coordinazione l’impatto sulla sabbia può vanificare il volo in avanti. Una vera e propria prova di resistenza, che Donato ha dimostrato di bene interpretare. Considerando i nulli degli avversari, è stato il più continuo tra i finalisti e avrebbe potuto anche strappare l’argento. Ma il bronzo che si è messo al collo appare più brillante.

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