Da una gara nel fango portata a termine con una scarpa nasce il campione del mezzofondo Alberto Cova

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Alberto Cova è l’ospite d’onore alla Biblioteca dello Sport Marabini di Seriate. Vi arriva per celebrare i 40 anni della medaglia d’oro conquistata alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984. Era esattamente il 6 agosto. Ai tempi agonistici Cova era uno scricciolo di 53 chili. Oggi è un uomo ultrasessantenne, classe 1958, che di chili ne ha messi qualcuno in più.

La narrazione del tardo pomeriggio di lunedì 17 giugno, in una biblioteca affollata, dove sono arrivati in tanti e anche tanti campioni di diverse discipline sportive ad ascoltarlo, è stata quella di un uomo ormai disincantato che può raccontare con una certa ironia gare che al tempo erano vissute intensamente ad altissimo tasso di rivalità fra gli atleti.

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Cova rivive ogni attimo della sua carriera con una lucidità incredibile. Ogni gara, ogni ricordo riappare come fosse appena accaduto. Dalla mente non se ne va “e ogni volta riavvolgo il nastro e il film parte”, racconta Cova.

L’inizio di carriera è già tutto un programma. Il professore di Educazione fisica intuisce che in quel fisico minuscolo del giovanissimo Alberto, ci sia la giusta esplosività per le gare sulle lunghe distanze. Tutto inizia nel 1973 da una corsa campestre, su un terreno fangoso, corsa in un paesino in provincia di Cantù. In uno degli appoggi Cova perde una scarpa. “Che fare? O mi fermo o continuo – racconta il campione -. Ho deciso di continuare e sono arrivato alla fine senza una scarpa classificandomi secondo”. Però, che carattere! È stato il commento degli osservatori. Inizia così la corte per averlo nella propria società. Primo fra tutti Giorgio Rondelli, che lo vuole alla Pro Patria.

Il binomio Rondelli-Cova è vincente e tutti i risultati ottenuti Cova li deve proprio a Rondelli. “Lui registrava le gare con il VHS e poi mi mostrava i video (cosa rara al tempo) – continua Covae da lì sapeva leggere le tattiche degli avversari. Poi inizia a suggerire quale tattica avrei dovuto assumere in gara. E ogni volta accadeva quanto lui aveva previsto. Io dovevo solo svolgere il compito”.

Detto così, sembra tutto facile. Ma dietro c’è un lavoro di preparazione notevole. Tanta fatica. Anche tante delusioni, prima di raccogliere le giuste soddisfazioni. Cova è stato soprannominato “il ragioniere” per la sua capacità di gestire le gare. “L’importante è vincere, non fare il fenomeno. E spesso l’agilità vince sull’aspetto muscolare”. Con queste certezze Cova ha costruito i suoi successi.

Di Rondelli ha una grande stima: “Rondelli – dice – è un tecnico competente e preparato dal carattere difficile. Ma se ognuno nel rispetto del ruolo fa bene il proprio lavoro, il carattere incide poco”.

Poi Cova ricorda quel periodo dove in Italia c’era tanta competizione. “Una competizione che ha fatto bene. Mi dovevo misurare con Stefano Mei, Gelindo Bordin, Francesco Panetta”. Di Bordin racconta un simpatico aneddoto dei tempi della leva militare. “Mi ritrovai a fare la naja a Cecchignola. Lì ho incontrato Bordin. Allora eravamo sconosciuti l’uno all’altro. Scoprimmo che avevamo la stessa passione della corsa. E andavamo due volte al giorno ad allenarci nei dintorni. Non abbiamo mai fatto una licenza, perché preferivamo rimanere lì a Roma, con il bel tempo, a correre. Finito il servizio militare ci siamo persi e ritrovati un paio d’anni dopo sulle piste e sui campi infangati. Gelindo era veramente forte”.

Los Angeles per Cova è il punto più alto della sua carriera. Accadimento che ha voluto rievocare dopo trent’anni quando, dieci anni fa, con la moglie si è recato a Los Angeles e furtivamente, da una ringhiera allargata di un cancello Cova si è intrufolato con la moglie dentro il Memorial Coliseum per andare a farsi un selfie davanti alle lapidi che riportano i nomi dei vincitori delle diverse gare olimpiche.

Ma come spesso accade ai mezzofondisti a fine carriera si portano dietro un rammarico: quello di non aver fatto la maratona. Anche se questo regalo gli è stato fatto dalla moglie. Ma prima di questo racconta l’aneddoto di una scommessa fatta con un amico. Correre la maratona di New York sotto le tre ore. Quella gara l’ho finita in 2 ore 59’56”. Poi con la moglie ha fatto le sei più belle maratone del mondo, ovviamente solo per divertimento. Ma è stato un modo per mantenersi in forma.

Atletica leggera
Alberto Cova con la medaglia d’oro olimpica

Palmares
1981: argento agli Europei indoor di Milano sui 3000m piani
1982: oro agli Europei di Atene sui 10.000m piani
1983: oro ai Mondiali di Helsinki sui 10.000m piani e oro ai Giochi del Mediterraneo di Casablanca sui 5.000m piani
1984: oro ai Giochi olimpici di Los Angeles sui 10.000m piani
1986: argento agli Europei di Stoccarda sui 10.000m piani
4 volte campione italiano assoluto dei 5.000m piani (1980, 1982, 1983, 1985)
2 volte campione italiano assoluto dei 10.000m piani (1981, 1982)
3 volte campione italiano assoluto indoor dei 3.000m piani (1981, 1982, 1984)
5 volte campione italiano assoluto di corsa campestre (1982, 1983, 1984, 1985 1986)