Scoprire la corsa in tarda età. Una vocazione adulta, quella di Filippo Mazzoleni (titolare della catena dei discount Emmecì), che a 63 anni ha infilato una corona di 12 maratone. “Ho iniziato a correre a 56 anni, sette anni fa. Prima non mi interessava – racconta Pippo -. Poi, un giorno, parlando con Sergio Chiesa (maratoneta e fondista di corsa in montagna) mi sono innamorato delle maratone”.
Ma Pippo non è il solo. Con lui ci sono altri due compagni. Anzi, un compagno e una compagna: Marco Viganò e Michela Perico. Hanno un covo: il Miki Bar di Locate, gestito, appunto, da Michela. E hanno chiamato il loro gruppo WhatsApp “I penultimi tre”.
È lì, al covo, che nasce tutto. Difronte a una tazzina di caffè nascono le idee più strane. E così Michela, per esempio, una sera dice a Pippo: “Se vai a New York, vengo anch’io. Mio marito compie 50 anni e come regalo gli faccio trovare il pettorale della maratona”. E così è stato. I tre si sono subito iscritti e per Michela è stata la prima maratona. Un colpo di fulmine. “E pensare che prima odiavo qualsiasi forma di sport”.
Ma il re delle maratone del gruppo è Marco Viganò, vicepresidente dell’Atletica Presezzo. Lui di maratone ne ha fatte 95. “Ha fatto più maratone degli anni che ha”, sottolinea Michela. Sportivo da sempre, Marco quando ha smesso con il calcio si è dato alla corsa. Impiegato nella vita professionale, Viganò di anni ne fa 61. È lui che guida il gruppo con i suoi consigli sulla preparazione e su come ci si deve comportare in corsa.
Viganò e Mazzoleni hanno completato il World Marathon Major, una medaglia che pochi possono vantare e che mostrano con molto orgoglio. Si ottiene il titolo dopo aver completato le maratone di New York, Chicago, Boston, Tokyo, Londra e Berlino.
“Ma quella dove si piange – racconta Pippo – è quella di New York. A parte la bellezza della città, ti commuovi nel vedere due ali di folla senza soluzione di continuità lungo tutto il tragitto. 42 chilometri di persone che applaudono. È qualcosa di incredibile”.
Chiediamo a Marco Viganò: Qual è fra tutte, la maratona di cui serba il più bel ricordo?
“Ce ne sono tante. Mi piace la maratona fatta in Norvegia. Lì si corre di notte, quando c’è il sole a mezzanotte; bella anche la maratona di Honolulu nelle Hawaii; o quella delle isole Svalbard, corsa a giugno con una temperatura di -4 gradi sotto lo zero. Ognuna ha il suo fascino”.
Ma quando vi allenate?
E tutti e tre si ritrovano nella medesima risposta. “Una maratona si prepara in quattro mesi. Ogni domenica mattina ci alziamo alle 6,30 per andare a correre con ogni condizione di tempo tutto l’anno. Tra allenamenti e corse percorriamo circa tremila chilometri all’anno”.
Ma chi ve lo fa fare?
“La passione, solo la passione. A volte anche noi – dice Michela – ci poniamo la stessa domanda. Ma poi la forza di volontà è più forte e non molliamo”.
Quali caratteristiche deve avere un maratoneta?
E qui è Viganò che prende la parola: “Oltre a una adeguata preparazione ci vogliono costanza, determinazione e forza di volontà. Gli ultimi cinque chilometri della maratona sono i più duri. È lì che dopo aver dato tutto devi tirar fuori ancora qualcosa”.
E Pippo Mazzoleni ricorda come “alla fine si arriva stremati. È la voglia di misurarsi con se stessi. Di oltrepassare il limite. Io, ogni volta che torno a casa dopo aver fatto la maratona, dormo con la medaglia accanto”.
Per Michela Perico il momento più duro è il 30° chilometro: “Perché al 30° chilometro è scientificamente provato che arriva il calo glicemico. E sai che hai ancora dodici chilometri da affrontare”.
La preparazione è tutto. Allenamento alla domenica, partecipazione alle gare competitive e non, giovedì sera allenamento sulla pista di Presezzo. È la gran voglia e l’amore per questo sport che muove gli atleti.
“Oltre a essere uno sport bellissimo – conclude Pippo – si incontrano anche belle persone. Ho avuto modo di conoscere veramente tanta gente una più meritevole dell’altra”.
In un anno “I penultimi tre” corrono un paio di maratone. Viganò, prima del Covid, è riuscito a farne addirittura 14. Poi la pandemia ha interrotto il flusso. Ma ora è determinato a raggiungere quel numero che lo renderebbe mitico: la centesima maratona.