Inclusione e passione: Caironi, Contrafatto e Sabatini aprono il Festival della Cultura Paralimpica

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di Marco Cangelli
L’inclusione non è un luogo comune, è saper guardare oltre la disabilità e condividere la passione per lo sport andando oltre ogni ostacolo. È questo il messaggio lanciato da Martina Caironi, Monica Contrafatto e Ambra Sabatini dal palco della Fabbrica del Vapore di Milano dove si è aperta la terza edizione del “Festival della Cultura Paralimpica”.

L’evento, tornato in presenza dopo le difficoltà causate dalla pandemia, ha visto protagoniste le “Charlie’s Angels” tricolori che hanno dominato le Paralimpiadi di Tokyo 2020 compiendo una storica tripletta nei 100 metri T63.

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Una gara che è rimasta nel cuore dei tifosi italiani che ricordano ancora oggi con grande emozione quei magici istanti trascorsi sotto l’intensa pioggia giapponese che hanno condotto “l’Onda Azzurra” sul podio a cinque cerchi.

Atletica
Sabatini, Caironi, Contrafatto (Foto di Marco Cangelli)

 

A ripensare a quei secondi mi vengono ancora i brividi. Per me si trattava della prima esperienza per cui l’obiettivo era dare il massimo e nel caso raggiungere il podio, invece è uscito qualcosa di magnifico per me e per le mie compagne di squadra – ha sottolineato Ambra Sabatini che proprio a Tokyo ha avuto modo di esser guidata da due “sorelle maggiori” come Martina Caironi e Monica Contrafatto.

Due fuoriclasse che, dopo aver condiviso l’esperienza di Rio de Janeiro 2016, hanno avuto alcune divergenze che le hanno allontanate per un lungo periodo prima di riavvicinarsi proprio grazie alla campionessa paralimpica: “Essendo Ambra la più piccola, per noi era come una cucciola da plasmare – scherza Contrafatto -. Io e Martina avevamo avuto un piccolo screzio e Ambra ha saputo riunirci diventando per noi un vero e proprio collante“.

Grazie al successo di Tokyo il mondo paralimpico italiano ha paradossalmente cambiato volto avvicinandosi maggiormente alla base e consentendo di dare vita a un cambiamento culturale.

Una trasformazione che passa dai piccoli gesti di tutti i giorni, dalla sincerità dei più piccoli allo sguardo abbozzato e incuriosito degli adulti che osservano con stupore una protesi: “Voi ci vedete indossare e togliere le protesi da cammino senza problemi, eppure ciò che conta è comprendere l’importanza di questo strumento e non vergognarsi perché le utilizziamo – spiega Martina Caironi –. Per superare questi problemi è necessario promuovere la cultura paralimpica attraverso la scuola ed eventi come questi. Inoltre è fondamentale fare una giusta narrazione e ampliare il numero di aderenti. Sembrerà strano perché siamo ai vertici mondiali, eppure dietro noi tre nella nostra categoria non vi è nessun altro“.

Lo sguardo delle tre stelle dell’atletica paralimpica italiana è ora rivolta ai nuovi record da battere trovando nuovi stimoli l’una nell’altra, ma anche a Parigi 2024 dove le azzurre saranno chiamate a ripetere l’exploit di un anno fa.

Il tutto accompagnato da quella sfida chiamata Milano-Cortina 2026 che potrebbe spingere Martina Caironi a cimentarsi nelle discipline della neve e del ghiaccio: “È vero che già mi cimento nello snowboard e non nascondo che mi piacerebbe partecipare, ma se inizio la preparazione a ridosso di Parigi il mio allenatore potrebbe non essere felice – confessa la 33enne di Boccaleone -. Non bisogna dimenticarsi che una Paralimpiade non si prepara in un anno e quindi difficilmente mi vedrete lì in gara”.