Mondiali paralimpici, Caironi battuta per pochi centesimi. Ma è trionfo Italia

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Il sogno continua. Dalla notte di Tokyo alla serata di Parigi, il cuore degli italiani torna ad emozionarsi per il trio delle meraviglie catapultato su un nuovo palcoscenico. Ai Mondiali paralimpici nei 100 metri Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto dominano il podio T63 e festeggiano replicando la foto iconica della Paralimpiade giapponese che ha attraversato il mondo.

Ballano le ragazze in pista e lo fanno con una grande bandiera italiana perché portano a casa altre tre bellissime medaglie e altri tre nuovi slot in vista dell’appuntamento con i Giochi del 2024. La gara delle gare sembra l’esatta replica di due anni fa. Torna a vincere l’oro la campionessa paralimpica Sabatini, alla sua seconda importante vittoria in carriera. Partita più lenta, nel lanciato la toscana riesce a raggiungere l’altra azzurra Caironi che era già fuggita via e taglia il traguardo a occhi sgranati con il record del mondo di 13.98, tolto alla sua compagna per quattro centesimi. Il secondo posto d’argento per la bergamasca è di 14.35, mentre la siciliana Contrafatto è bronzo in 14.67.

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Ai microfoni si presentano insieme, sempre unite e avvolte dal tricolore. La neoprimatista mondiale Ambra Sabatini è esaltata: “Non me lo aspettavo per niente, devo ancora realizzare di aver fatto il record, era un obiettivo che cercavo da tanto. Sono arrivata qui con molta tensione perché le ragazze mi hanno dato da fare per tutta la stagione, le ho prese a destra e sinistra dopo Tokyo e invece eccomi qua. Mi sono riconfermata ed è grandioso perché era difficile. Sono migliorate tanto, Martina aveva fatto un record incredibile e io ho provato ad avvicinarmi più volte, Monica ha realizzato il personale quest’anno, siamo tutte cresciute molto”.

Più lucida l’analisi di Martina Caironi: “Da Tokyo sono cambiate tante cose perché due anni sono tanti, ma siamo ancora qui e ancora nella stessa posizione. È stata una gara ad alto livello, personalmente non sono soddisfatta, forse c’è stata un po’ di rigidità. L’emozione dopo tanti anni c’è ancora, soprattutto quando sei quella da battere. Ma sono contenta comunque di essere stata battuta così perché penso che sia l’unico modo per poterla digerire. La partenza mi è sembrata abbastanza buona. Non avendo Ambra vicina e vedendola con la coda dell’occhio, a un certo punto ho cominciato a pensare, ma nei 100 non si deve pensare”. E ora pensa alla prossima sfida di sabato: “La cosa positiva è che da una piccola delusione posso tirar fuori le energie per una gara di testa nel salto in lungo”.

Ancora più lontano va lo sguardo di Monica Contrafatto: “Siamo le tre meraviglie dell’atletica paralimpica italiana e spero che lo saremo ancora a lungo. Quest’anno ho fatto il personale a 42 anni, quindi il fisico ancora regge. Adesso vacanze, poi a settembre ricominciamo il nostro anno immerse nell’allenamento e ci rivedremo a Parigi”.

Una tripletta che arriva a un giorno di distanza dal trionfo di Maxcel Amo Manu sui 100 metri T64 in 10.71 (-0.1) all’indomani del record europeo stabilito in batteria con 10.64 (-0.2), a soli tre centesimi dal record del mondo. In una finale nervosa caratterizzata da una falsa partenza, più rinvii e un’ammonizione per il neoprimatista continentale che ha avuto problemi con la protesi, in gara non ce n’è per nessuno. A metà rettilineo il 31enne velocista delle Fiamme Azzurre ingaggia un corpo a corpo con le maggiori stelle del circuito ed è primo al traguardo. Il costaricano Sherman Guity, argento in 10.79, è a otto centesimi mentre la terza piazza va al tedesco Felix Streng (10.85).

Le sue parole sono strabordanti di felicità: “Mamma mia che emozione! Non vedo l’ora di andare dalla squadra e dallo staff, ad abbracciare e baciare tutti. Ho avuto dei problemi con la cuffia della protesi, infatti ho preso anche il giallo. Ho fatto una brutta partenza ma volevo proprio vincere. Adesso vogliamo prenderci tutto”.

Maxcel, nome che ha una fortunata assonanza con il campione olimpico dei 100 Marcell Jacobs, aggiunge: “Qualche volta ho pensato a lui, ma sicuramente è più veloce di me. Mi piace questo paragone perché certe cose le ho imparate proprio guardandolo. Spero di poter essere anche io fonte d’ispirazione per gli altri”. E nasce anche una grande consapevolezza: “Dedico questa vittoria a tutte le persone in difficoltà, non solo amputate, ma tutte quelle in difficoltà che non sanno come uscirne. Bisogna provare, provare, provare perché è capitato anche a me e ora sono campione del mondo. Non ci credo ancora. Non mollate mai”.

Arrivato in Italia a 11 anni dal Ghana, Manu perde la gamba sinistra sotto il ginocchio per un incidente motociclistico nel 2017 e solo quattro anni dopo indossa la sua prima protesi da corsa. Da quel momento inizia un percorso agonistico che lo porta a distinguersi a livello nazionale firmando record su record nei 100 e 200 fino alla definitiva consacrazione internazionale. Ma non è finita qui.

Lunedì 17 luglio il bottino potrebbe raddoppiare: “Ora sono carico in vista dei 200, ma prima cerco di sistemare qualche problema tecnico. Sto via via togliendo tutte le mie paure, spero di riuscire a rendere tutti sempre più felici e fieri di me”.

Al mattino invece lo stadio Charlety di Parigi celebra una nuova medaglia di Assunta Legnante che sale per l’ennesima volta in un podio iridato, il sesto della sua carriera paralimpica, con un prestigioso bronzo nel disco F11.

La lanciatrice non vedente dà tutta se stessa, ma davanti a lei c’è la doppietta cinese di Zhang Liangmin, primatista mondiale e oro a Tokyo, che vince con 38,57 e della connazionale Xue Enhui, argento con 37,74. Il terzo posto della capitana azzurra vale 36,52 al primo tentativo, con una reazione ad emozioni contrastanti: “Non avevo mai vinto un bronzo, quindi abbiamo messo in bacheca anche quello, non ci facciamo mancare nulla. Non è la mia gara, è quella in cui mi diverto di più, prendendola un po’ più alla leggera. Però ovviamente dispiace perché l’oro è stato vinto con una misura abbordabile. Sono comunque contenta di aver preso lo slot per la nazione in vista della Paralimpiade”.

Già dal secondo lancio la primatista europea si stabilizza in terza posizione dopo aver temporaneamente occupato il secondo posto. Le altre prove della serie sono tutte superiori ai 33 metri (33,50 e 33,07), con due nulli al quarto e quinto tentativo e la chiusura a 28,77 realizzato senza rotazione. Ma la sua caccia alle medaglie e alla storia non si ferma qui perché domenica c’è il peso, la sua specialità numero uno: “Paradossalmente questo è il mio anno migliore nel peso dopo tanti anni. Sono riuscita a fare sopra i 15,60 e spero di riprendermi lo scettro almeno lì, anche perché sarebbe il quinto Mondiale a cui partecipo e spero di avere lo stesso risultato degli altri quattro. Non lo nascondo, vado per la manita”.

Alla serata magica delle velociste azzurre si unisce Valentina Petrillo. La sprinter ipovedente, alla soglia dei 50 anni, corona con il bronzo iridato un percorso di sfide, vittorie e primati che negli ultimi anni hanno acceso i riflettori su di lei. Nei 400 T12 la napoletana, già quinta all’Europeo di Bydgoszcz, realizza il crono di 58.24 anche se non è completamente soddisfatta della sua gara dopo il 58.01 del record italiano in batteria: “È una giornata fantastica, la mia prima medaglia nel mondo paralimpico. Sono un po’ amareggiata perché speravo nell’argento. Sono partita meglio rispetto a ieri, però avevo quella gara sulle gambe e quando ai 150 dovevo cambiare passo non ce l’ho fatta. Ho provato a recuperare ma non c’era più niente da fare. Al di là di tutto quello che possono essere i pregiudizi, non si può fare un confronto con quello che ero da maschio perché tutto ciò non lo avrei fatto. Non si può confrontare un Fabrizio che non aveva voglia di vivere con una Valentina che ha voglia di vivere, di vincere, di correre”.

E la dedica di questo podio è speciale: “Dedico la medaglia a Luca Pancalli, presidente del CIP perché in un momento difficilissimo qualche mese fa mi ha chiamata e mi ha sostenuta, a Sandrino Porru, presidente della FISPES perché è stato la prima persona a cui ho detto di essere una persona transgender”. La gara va alla campionissima cubana Omara Durand Elias al dodicesimo titolo mondiale in 52.82, terza la venezuelana Alejandra Perez Lopez (57.88).

Dalla pista arriva per l’Italia anche un’altra bella soddisfazione. Nella finale dei 100 T44 il 24enne Marco Cicchetti agguanta il quarto posto e un secondo pass per Parigi 2024 in una gara introdotta per la prima volta nel programma mondiale.

Lo sprinter romano riesce a stringere i denti fino all’arrivo e con una prestazione da 12.39 supera di tre centesimi il diretto avversario, il namibiano Denzel Namene. Il 14 luglio il primatista italiano sarà pronto anche per il salto in lungo, la sua specialità di elezione dove ha già messo al collo un bronzo europeo nel 2021.

Arjola Dedaj esce dal Mondiale a testa alta. Dopo il sesto posto con 4,56 nel lungo T11, supera il primo turno dei 100 con il primato personale di 12.95 e un miglioramento di 36 centesimi.

Nella sua semifinale è terza in 13.11 con la guida Alessandro Galbiati, ma la nona posizione in classifica non le permette di raggiungere la finale.

Nei 100 T64 è ottava la 17enne trentina Giuliana Chiara Filippi in 14.14, un risultato per sé e per il progetto giovanile della UniCredit FISPES Academy di cui fa parte, mentre era stata nona nel lungo con 4,01.

Anche il 19enne Fabio Bottazzini nei 100 T64 chiude nono con 11.42, primo degli esclusi per soli quattro centesimi.

L’Italia è a quota sei medaglie (due ori, un argento, tre bronzi) con sette pass conquistati per le Paralimpiadi di Parigi 2024 dopo la quinta delle nove giornate di gare. (U.S. – Fidal)