Nikki Hiltz da transgender vince i 1500 femminili. Ma è parità? Il dibattito è aperto

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di Nicola Lovecchio
Notizia recentissima: il corridore Nikki Hiltz, che si identifica come transgender Non-binario, ha vinto la gara dei 1500 m femminili al 2023 USA Track & Field Championships, con il tempo di 4:03.10.

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Questo permetterà ai Mondiali di atletica (che si svolgeranno a Budapest l’agosto prossimo) di ospitare per la prima volta un’atleta transgender. A essere precisi, Nikki Hiltz partecipò anche all’edizione di Doha, nel 2019, ma in un momento storico in cui non aveva dichiarato il proprio orientamento sessuale, né il percorso di transizione cosa che avvenne, invece, nel 2021. Non vi è ancora ufficialità piena per la sua partecipazione in terra ungherese, ma il dibattito è aperto circa possibilità, opportunità, correttezza e lealtà di questa partecipazione.

Da una parte il movimento LGBTQIA+ che rivendica rispetto e azioni inclusive, dall’altra gli organi federali (su tutti il Comitato Olimpico Internazionale) che devono dare linee di indirizzo ponderate e criteri di azione basati sul rispetto della lealtà sportiva e dello sport per tutti.

È proprio a questo livello che bisogna fare chiarezza. Fisiologi e allenatori sanno bene che se si sono avuti ormoni maschili per tutto il periodo della maturazione fisica e dell’età adulta si ha sicuramente un motore più forte delle coetanee. È un fatto naturale.

Quindi, pur essendo giusto garantire l’agonismo a tutti ci si chiede se sia leale che una persona  partecipi in categorie dove per natura il divario non permette un confronto con uguali opportunità.

Fareste voi, gareggiare un pugile dei pesi massimi (oltre 90 kg) con uno dei pesi piuma (circa 55 Kg)?

Qualcuno ha mai chiesto alle atlete donne cosa pensano rispetto a dover competere con chi a livello fenotipico appare donna ma geneticamente è uomo?

Come mai i casi di ‘passaggio’ di categorie avviene, esclusivamente, per uomini che migrano nelle competizioni femminili e non viceversa?

Le motivazioni e i corollari a questa vittoria di Nikki Hiltz sono molti, complessi e si allargano alla sfera di tutti i rapporti della e nella società.

Dove risiede il confine tra ciò che è possibile fare e ciò che è giusto fare per tutta la comunità degli atleti e delle atlete? Dibattito è più che mai aperto.