Richard Moore ricostruisce il prima, durante e dopo della gara che sublimò questo epico duello attingendo alle testimonianze dirette dei protagonisti – le due stelle, i loro coach, gli entourage, gli altri finalisti olimpici, i cronisti al seguito – e restituendo al lettore il pathos di una rivalità che ha cambiato per sempre, nel bene e nel male, l’atletica leggera. E la lotta al doping.
«Il mio nome è Benjamin Sinclair Johnson Jr, e questo record durerà cinquant’anni, forse cento».
Nella storia delle Olimpiadi, pochi eventi sono stati capaci di catalizzare l’attenzione del pubblico in ogni parte del mondo come la finale dei 100 metri di Seul 1988, la gara più sporca – ma forse anche la più bella – di tutti i tempi.
Il motivo di un’attesa così febbrile va ricercato nel dualismo radicale, assoluto che la infiammò: quello tra Carl Lewis, il «Figlio del vento», già vincitore di quattro ori olimpici a Los Angeles 84, e Ben Johnson, l’esplosivo underdog determinato a detronizzare il sovrano e a stupire il mondo. Due atleti e due uomini agli opposti, dentro e fuori la pista: un superdivo l’americano, bello, elegante e sicuro di sé ai limiti dell’arroganza; un enigmatico outsider il canadese, cresciuto gara dopo gara all’ombra dell’avversario e disposto a tutto pur di sconfiggerlo. Due fuoriclasse della velocità che non hanno mai nascosto di detestarsi.
L’AUTORE – Richard Moore (1973-2022), giornalista, scrittore ed ex ciclista scozzese, ha collaborato tra gli altri con il «Guardian» e Sky Sport UK. Con il suo primo libro, In Search of Robert Millar, ha vinto il premio per la miglior biografia ai British Sports Book Awards. La gara più sporca si è subito imposto come il libro definitivo sulla rivalità tra Carl Lewis e Ben Johnson. (Fonte: 66THA2ND)
“La gara più sporca – Ben Johnson, Carl Lewiss ee la finale dei 100 a Seul 88” – Edizioni 66thA2nd; Collana Booksport; pagg. 312; 20 euro. In libreria dal 13 giugno.