Sebastiano Parolini e la “stagione da campione” nel cross corto: “Sarebbe un sogno vedere questa specialità alle Olimpiadi Invernali”

Il 27enne di Gandino ha dominato l'annata della corsa campestre aggiudicandosi l'oro agli Europei nella staffetta mista.

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Sebastiano Parolini ha completato una stagione da vero dominatore nel cross corto.

Dalla vittoria al Cross della Valsugana ai podi nella Festa del Cross sono passati quasi cinque mesi, eppure il 27enne di Gandino non sembra aver mai voluto mollare un centimetro.

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Un aspetto non indifferente che gli ha consentito di centrare la convocazione agli Europei di corsa campestre dove, in compagnia di Sintayehu Vissa, Marta Zenoni e Pietro Arese, ha conquistato la medaglia d’oro.

Un risultato prestigioso che lancia il portacolori del Gruppo Alpinistico Vertovese verso una lunga stagione in pista.

Come funziona il cross corto?

Il cross corto è più o meno il ritrovo di tutti i mezzofondisti in inverno, persone che normalmente gareggiano su distanze che vanno dagli 800 ai 10.000 metri e che d’inverno si ritrovano a fare corsa campestre. Se il cross lungo si aggira tra i 7.5 e i 12 chilometri, il corto va dagli 1.5 ai 3 chilometri. A livello internazionale quest’ultimo è stato un po’ osteggiato tanto che è tornato in calendario soltanto per la staffetta, mentre in Italia siamo abituati al formato tradizionale.

Avete delle attrezzature specifiche per affrontare i terreni fangosi? 

Al pari di una gara in pista, si usano le scarpe chiodate. L’unico accorgimento è che anziché avere i chiodi a sei millimetri come in pista, qua si possono usare anche quelli da nove così come da dodici o da quindici, in base alle condizioni del terreno. Generalmente si usano quelli da nove centimetri, hai un bel po’ più di grip, riesci ad andare più nel terreno e allo stesso tempo non si va a creare uno zoccolo di terra.

Sebastiano Parolini
Sebastiano Parolini vince la Caorsina 2025
Ci sono delle tattiche specifiche da applicare per vincere nei cross corti?
A differenza delle gare in pista, qua il percorso ogni volta è diverso, per cui bisogna studiare quali carte giocare in base alla tipologia del percorso. Ci sono tracciati prevalentemente piatti, con poche salite e, per quelle che sono le mie caratteristiche, sono veloci, ma non velocissime. E in quel caso bisogna metterla sul ritmo. In altre gare invece ci sono più salite che portano a favorire la componente nervosa e muscolare. Può esserci del fango che tendenzialmente è nelle mie corde e lì posso anche aspettare la volata. In quei casi non devo partire lungo, posso anche attendere un po’ gli avversari perché sono abbastanza portato per il fango e ci sguazzo bene su qualsiasi ritmo.
Perché ha scelto di puntare sul cross corto?
Il cross corto è stata più o meno una scelta non obbligata perché comunque quest’anno avrei voluto fare anche dei cross lunghi, ma se ne possono fare tendenzialmente solo uno dei due. Essendo più uno specialista dei 3000 metri piuttosto che sui 5000 o sui 10000, la mia distanza ideale è quella fra i due/tre chilometri, mentre nel cross lungo si va anche sui dieci chilometri. Si tratta di una prova molto aerobica, ma su cui farei fatica a competere a livello nazionale. 
Com’è riuscito a mantenere un’ottima condizione per così tanto tempo?
È stato molto difficile perché ho previsto un primo picco di forma fra fine novembre e inizio dicembre e un secondo fra fine febbraio e marzo. A gennaio ho affrontato e vinto il Campaccio e, proprio in vista dei successivi appuntamenti, ho perso un po’ di forma per esser pronto al finale di stagione.
Europei corsa campestre
Sebastiano Parolini festeggia il titolo europeo nella staffetta mista con Sintayehu Vissa, Marta Zenoni e Pietro Arese
Cos’ha provato quando ha vinto l’oro agli Europei in staffetta?
La staffetta degli Europei dello scorso inverno è stata senza dubbio la gara più bella anche perché si trattava della prima esperienza con la maglia della nazionale assoluta. Sinceramente penso di aver fatto una doppia fatica in quella gara, visto che, oltre al mio sforzo effettivo, ho dovuto gestire l’ansia delle frazioni dei miei compagni.
Con lo scoppio del Coronavirus nel 2020, l’abbiamo vista un po’ sparire dal panorama internazionale. Cos’è successo?
Ci sono stati dei gravi infortuni, soprattutto nel 2021 quando ho perso sette mesi per una periostite tibiale che mi ha fatto saltare tutta la stagione. Ho cercato di recuperare il livello il prima possibile, tuttavia l’ho fatto forse in maniera un po’ troppo eccessiva e questo mi ha portato a patire altri infortuni. Il 2022 è stato un po’ segnato da queste situazioni, tuttavia nel 2023 mi sono un po’ ripreso e, toccando ferro, è un anno e mezzo che non mi faccio male. 
Come gestisce gli studi che l’hanno portata a entrare nella scuola di specializzazione di medicina dello sport all’Università Bicocca di Milano?
Sicuramente non posso dire che sia qualcosa di semplice, però, una volta preso il ritmo e imparato a organizzare la quotidianità, diventa anche piacevole incastrare il tutto durante la settimana. Ho sempre visto l’atletica come una valvola di sfogo fra una sessione e l’altra, ma al tempo stesso vedevo lo studio come una fase di recupero fra un allenamento e l’altro. Facendo uno sport che richiede un’ora/un’ora e mezza al giorno, il tempo per affrontarlo lo si trova sempre.
Ha già provato sul campo l’arte della medicina?
Ho già avuto esperienze sul campo come medico avendo seguito la nazionale di sci freestyle in Coppa del Mondo così come l’Albinoleffe e vari raduni della Federazione di Atletica Leggera. Banalmente il mese scorso ero a Tirrenia per affiancare altri medici durante un raduno della nazionale di marcia.
Europei corsa campestre
Sebastiano Parolini cede il testimone a Marta Zenoni agli Europei di corsa campestre
In futuro si vede come medico sportivo oppure come atleta?
Chiaramente vorrei mantenere questa carriera finché posso, ma penso che pian piano la parte lavorativa prenderà il sopravvento. Ovviamente cercherò di portare avanti entrambe le professioni finché riesco, ma fra dieci mi vedo come medico.
Quale sogno le piacerebbe realizzare?
Sarebbe un sogno vedere la corsa campestre alle Olimpiadi Invernali anche se penso che, qualora dovesse accadere, direi che non arriverebbe in tempo per partecipare. Ora sogno di vestire ancora la maglia azzurra, magari di partecipare agli Europei su pista il prossimo anno così come ai Mondiali di cross, mentre per la rassegna iridata su pista diventa più difficile»