Si conclude anche la seconda serie di semifinale con il colpo esterno dell’Armani Milano, che da sabato 9 sfiderà la Montepaschi Siena nella finale scudetto. Onore agli uomini di Dalmonte in grado di lottare fino all’ultimo secondo prima di cedere le armi di fronte ad una squadra più profonda e creata per arrivare fino all’ultimo atto.
Scavolini Siviglia Pesaro – EA7 Emporio Armani Milano 67-73
Più di 9.000 persone tributano il giusto applauso ad una squadra che ha dato tutto ( e forse anche qualcosa in più ) per arrivare davvero ad un passo da gara 5 della semifinale scudetto. Il record di spettatori all’Adriatic Arena è stato la giusta cornice per una sfida equilibratissima, che contrariamente alle altre che l’hanno preceduta ha visto meno qualità ma certamente grande, grandissima intensità. Un dato su tutti, Milano porta a casa la vittoria segnando solamente 11 punti nell’ultimo e decisivo quarto. Peccato per la Scavolini che anche la propria produzione offensiva sia ridotta ai minimi termini (13) e non le garantisca un’altra splendida affermazione casalinga. Dopo le “digressioni” iniziali di gara 3, si torna all’antico con in campo i quintetti classici, che danno vita ad un appassionante botta e risposta conclusosi 20-21 al 10′. I soliti noti a muovere la retina, con menzioni d’onore per Hackett (12, ma 2/7 da 3) e White (14) fra i padroni di casa, mentre Fotsis è il braccio armato dell’Armani (17 con il 75% dal campo e 6 rimbalzi). Le percentuali dal campo si abbassano e la lotta si sposta sotto i tabelloni dove l’Armani domina (39-28 il computo totale dei rimbalzi). Il solo Cusin (10 e 9 rimbalzi) deve sobbarcarsi la fatica di reggere la front-line milanese, visto anche lo scarso contributo di Lydeka (7′, 4 punti). Così si arriva all’intervallo lungo di nuovo in equilibrio (38-41), ma con gli ospiti ancora avanti. Alla lunga la pressione di dover recuperare, schiaccia la squadra di casa che comincia ad affidarsi a soluzioni individuali piuttosto che ad un gioco di squadra. Coach Scariolo ha preparato la serie con l’obiettivo primario di limitare Hickman (13 ma 0/6 da 3!) e la formula funziona alla perfezione, perchè gli ingranaggi pesaresi paiono arruginiti. La coppia giovane Melli-Gentile è poi quella che nei piani del coach, cambia le partite ed anche questa volta i numeri gli danno ragione. Il primo è un autentico “stopper” difensivo, meraviglioso sui cambi sistematici, gladiatorio a rimbalzo e persino efficace in attacco nel tiro dalla media distanza (5 e 7 rimbalzi); il secondo ha una quantità di talento che gli consente di poter segnare in ogni momento (10 e 5 rimbalzi). Con l’apporto di Hairston (12 e 7 rimbalzi, ma 5 perse) e del solito inossidabile Mason Rocca (5, ma +17 di plus-minus!), l’Armani vola via nel terzo quarto con un break che si rivelerà decisivo nell’economia dell’incontro. (16-21; 54-62 al 30′). Pesaro è alle corde, paga le fatiche e le tossine di 9 partite in 18 giorni, ma non vuole mollare sospinta dal proprio meraviglioso pubblico. Coach Dalmonte gioca la carta della difesa match-up e l’attacco meneghino si spegne. Dopo 8′ la produzione è ferma a 3 punti, mentre per la Scavolini, Jones (13) trova un paio di triple per sognare l’aggancio (63-65). Ma il sogno rimane tale, prima Hickman e poi Hackett sbagliano due triple vitali, mentre Hairston e Gentile segnano i canestri della staffa.
Il finale è pieno di applausi e complimenti per tutti, in particolare a Sergio Scariolo che riesce a riportare Milano ad una finale scudetto e soprattutto si guadagna la settima finale con sette squadre differenti. Se pensiamo che la prima fu proprio quella centrata con Pesaro nel 1990, possiamo capire la qualità del tecnico a cui il presidente Livio Proli ha giustamente affidato le chances di rinascita, dopo che molti avevano fallito. La sfida con coach Pianigiani? Tutta da gustare….
( commento di Luca Polesinanti )