Tutti lo ricordiamo per quella pazza corsa sotto la Curva Nord dell’Atalanta al minuto 90 di un derby con il Brescia, rimasta nella memoria di ogni appassionato di calcio. Eppure Carlo Mazzone, da tutti noto anche come “Sor Carletto”, è stato un vero innovatore capace di lanciare campioni come Francesco Totti o ridare lustro a fuoriclasse come Roberto Baggio.
Ecclettico, verace, romano nel cuore e nell’anima, il mister capitolino si è spento all’età di 86 anni nella sua casa di Ascoli Piceno lasciando la moglie Maria Pia con cui aveva festeggiato qualche giorno fa sessant’anni di matrimonio, ma soprattutto un enorme vuoto fra gli appassionati di calcio di tutte le età.
Apprezzato dalle varie tifoserie, Mazzone ha saputo rimanere sulla cresta dell’onda per cinquant’anni a partire dal suo esordio come calciatore con la maglia del Latina prima di approdare alla Roma dove collezionò soltanto due presenze.
La sua vera patria divenne proprio Ascoli dove giocò dal 1960 al 1969 prima di ritirarsi e gettarsi nell’avventura in panchina che lo ha visto realizzare un record sinora imbattuto: 792 panchine in Serie A a cui si aggiungono tre spareggi salvezza.
Mazzone ha però spesso realizzato le cose migliori partendo dalla cadetteria centrando la promozione Ascoli e Lecce, regalando spesso emozionanti salvezze, ma soprattutto toccando il picco della propria carriera a Roma dove trascorse tre anni intensi fra il 1993 e il 1996 realizzando un sogno e propiziando il debutto di Totti nella massima serie.
Il vero colpo di coda di una carriera enorme lo mise a segno a Brescia dove riuscì a mettere sotto contratto Roberto Baggio, svincolatosi da poco dall’Inter, grazie alla collaborazione con il presidente Luigi Corioni e regalando un finale di carriera indimenticabile al “Divin Codino”.
Proprio a quell’esperienza è legata la memorabile corsa del 30 settembre 2001 quando le Rondinelle riuscirono a rimontare l’Atalanta dal 3-1 al 3-3 grazie a una tripletta dell’attaccante vicentino, una prestazione che consentì a “Sor Carletto” di prendersi la rivincita con i tifosi della Dea presenti al Rigamonti.
“Ho fatto 795 panchine in serie A e va a finire che verrò ricordato per quella corsa – ha ricordato l’allenatore romano in un’intervista del 2017 -. La rifarei. Perché i cori che l’avevano preceduta erano stati la cosa peggiore che si può sentire: la mamma è la cosa più importante”.