Il commosso saluto a Piermario Morosini inizia allo stadio Armando Picchi di Livorno, con il feretro accolto dai sostenitori amaranto distribuiti tra la tribuna e la curva nord. Un doppio giro di campo scandito dagli applausi con il sottofondo delle musiche di Ligabue e Jovanotti, i due cantanti preferiti dallo sfortunato calciatore bergamasco. Insieme alla rosa del Livorno al completo, il vescovo della città labronica, mons. Paolo Razzauti, che ha impartito la benedizione, e le corone di fiori del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Comune di Livorno e della società calcistica in cui Morosini ha militato per soli tre mesi e mezzo. Un periodo che sembra infinito rispetto ai valori che il 25enne centrocampista bergamasco ha trasmetto alla squadra e all’ambiente ottenendo il riconoscimento imperituro dei livornesi. La città toscana e i suoi abitanti lo hanno adottato proprio per aver rappresentato nel modo più degno l’attaccamento alla maglia, lo spirito di amicizia, la sincerità e il carattere mite e disponibile. I compagni di squadra lo piangono sentendo di aver perso un fratello. Assai significativo che in Toscana siano state messe da parte, si spera definitivamente, le rivalità, con le squadre di Pisa e Empoli che hanno onorato Morosini insieme ai colori amaranto. Anche a Livorno, come a Bergamo, si è deciso di intitolare un settore dello stadio a Piermario.
Poi l’arrivo a Bergamo, con il feretro atteso dai tifosi dell’Atalanta, la squadra nelle cui file Morosini si è formato e affermato. Nella parrocchia del quartiere Monterosso, quella nel cui oratorio è cresciuto, l’allestimento della camera ardente e i solenni funerali alle 11 di giovedì 19 ottobre.