In 24 ore il Milan si è assicurato la qualificazione alla fase a gironi della Champions League, battendo 3-0 il Psv Eindhoven a San Siro con doppietta di Boateng e primo gol europeo in rossonero di Mario Balotelli, quindi nell’urna di Montecarlo ha pescato il Barcellona e infine si è assicurato i piedi e la testa di Matri per rinforzare l’attacco altrimenti fatto di sole creste. Le tre italiane in Champions ci sono. A ognuna è toccato l’avversario di rango. Oltre al duello tra blaugrana e Milan, c’è quello tra la Juventus di Antonio Conte e il Real Madrid di Carlo Ancelotti. Tutti gli ingredienti per una sfida avvincente italo-iberica. Ciliegina sulla torta il confronto tra il Napoli di Rafa Benitez e i tedeschi del Borussia Dortmund, vicecampioni d’Europa. Stupiscono i commenti che parlano di sorteggio duro, impegni difficili, scarsa fortuna. Prima o poi le favorite bisogna incontrarle. Oppure qualcuno sognava un cammino comodo fino alle porte della finale? Chi vuole vincere la Champions League deve arrivare almeno secondo nel proprio girone per approdare agli ottavi e poi vincere tutte le sfide dirette. Sembra una massima copiata dal compianto artista Massimo Catalano, che nei programmi tv di Renzo Arbore soleva proferire frasi e concetti scontati. Eppure è così. Piace che nel girone del Milan, diciamo pure il più duro e competitivo, siano finite squadre che nella loro storia hanno conquistato almeno una volta il titolo. Quattro i successi del Barcellona, tra il 2006 e il 2011, sette le coppe sollevate dal Milan, l’ultima nel 2007, quattro pure quelle dell’Ajax, che ha rivinto nel ’95 dopo il filotto dei primi anni 70 targato Crujiff, e una nella bacheca del Celtic Glasgow, che nel 1967 beffò in finale la grande Inter di Helenio Herrera chiudendone il ciclo.
La Juventus se la vedrà con il Real, affamato perché l’ultimo dei nove successi risale al 2002,Galatasaray e Copenaghen. Quello con i madrilisti è un confronto tra pari dignitarie, perché la squadra di Conte, forte di quella che di fatto è la difesa della nazionale e con due elementi di centrocampo in costante crescita di rendimento come Pogda e Vidal e in avanti con l’Apache Tevez, è in grado di giocarsela con tutti. Il Napoli ha dimostrato di possedere un’incredibile forza d’urto, ma a livello europeo contano, eccome se contano, i gol subiti. L’ottima organizzazione di gioco del Borussia Dortmund impegnerà i partenopei sul piano tattico e agonistico. Poi c’è la sfida con il Marsiglia, il cui ambiente casalingo è caldo quanto quello del San Paolo, e quella con l’Arsenal, sicuramente intensa sotto il profilo dell’intensità di gioco. Insomma, occorre dimostrare di essere all’altezza della massima competizione europea e cercare di fare strada. Tanto strada. Ne occorre davvero tanta per risalire la china della classifica per nazioni. Fino a qualche stagione fa potevamo contare su quattro rappresentanti in Champions, una delle quali partenti dai preliminari. Eppoi tre qualificate in Europa League con l’eventuale aggiunta della vincitrice o finalista di Coppa Italia. Fino a otto squadre nelle coppe europee. Nella stagione 2013-2014 sono solo cinque. Due quelle qualificate alla fase a gironi della Europa League. Fuori l’Udinese, che dopo l’exploit in campionato non riesce a ingranare nelle gare continentali (1-3 in casa e 1-1 nel ritorno contro i cechi dello Slovan Liberec) sulla scia di quanto male ha fatto negli anni scorsi, restano Lazio e Fiorentina. I viola, partiti dalla vittoria per 2-1 a Zurigo, hanno rischiato grosso a Firenze contro il Grasshoppers che ha vinto grazie a un gentile omaggio del portiere Neto. La squadra di Montella è stata semplicemente brutta e irriconoscibile. Il che dimostra che la gestione dell’organico è assai difficile tra campionato e coppa e che la tenuta atletica non sempre consente di garantire qualità e continuità. Anche i risultati della Europa League servono a dare una chance in più alle squadre italiane. Quest’anno sono rimaste fuori Roma e Inter. Vi pare poco?