Quando De Ketelaere ha realizzato il secondo gol, ieri sera contro il Sassuolo in Coppa Italia, quel pallone è stato scagliato per la gioia in tribuna a far la felicità di qualcuno che ora lo conserverà come una reliquia nella sua cameretta (immagino un ragazzo giovane di belle speranze calcistiche). Di solito, tutti pensano ai giocatori, nessuno mai al pallone.
E allora mi viene in mente una filastrocca scritta da Gianni Rodari che riproponiamo alla vostra attenzione, un po’ per strappare un ricordo dolcissimo di quando, da ragazzini, tutti abbiamo tirato un calcio al pallone e quante volte, a noi ragazzi di campagna, era finito nel fosso e andato chissà dove. Un po’ per restituire al pallone, attrezzo sportivo che fa sognare milioni di persone, la sua giusta mercede.
Caduto nel fossato,
un anziano pallone
narrava al vicinato
(la rana,il gamberone)
le sue passate gesta,
quando, ad ogni partita
era il re della festa,
tra una folla impazzita.
– Migliaia d’occhi umani
guardavano me solo!
E quanti battimani,
che grida, ad ogni volo!
Elastico balzavo
Da un giocatore all’altro,
sfuggivo anche al più bravo,
ingannavo il più scaltro.
Correvo per il campo
(che sia, voi lo sapete…)
rapido come il lampo
guizzavo nella rete:
allora nello stadio
scoppiava il finimondo.
Io riprendevo subito
L’allegro girotondo…
– Capisco, eri un campione –
fece un ranocchio – ma,
come finisti qua?
Strappato, il poveretto,
ai suoi sogni di gloria,
rimase un po’ interdetto,
poi… narrò un’altra storia:
– La vita ogni domenica
ben dura mi rendevano:
ventidue giocatori
a calci mi prendevano…