Impresa Udinese in Europa League

517

Diciamola tutta: l’Europa League è una cartina di tornasole che misura le motivazioni e le stanchezze, fisiche e mentali. Di queste ultime è pieno il Napoli, che spende energie in campionato per tenere il passo della Juve e si ritrova a brandelli nella manifestazione continentale. Sul campo del Psv Eindhoven se la cava con tre gol sul groppone, che potevano essere di più. Il portiere Rosati, messo in campo al posto del titolare De Sanctis, spalanca la strada agli olandesi con un’uscita alla “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”. Mazzarri si accorge tardi che la sua squadra è fuori giri e in affanno. Sullo 0-2 getta nella mischia pure Cavani che, con tutto il rispetto, non è Maradona e necessita dell’appoggio (inesistente) della trequarti, mentre Pandev è in luna calante e il cileno Vargas appare una meteora. Sembra tutto una catastrofe, invece l’Europa League regala belle soddisfazioni a Udinese, Inter e Lazio. I friulani compiono l’impresa sbancando lo stadio del Liverpool. I Reds, chiuso in vantaggio di una rete nel primo tempo, soccombono nella ripresa quando entra in scena Totò Di Natale. I bianconeri di Guidolin ne segnano tre e a nulla vale la punizione all’incrocio dei pali di Suarez, che accorcia le distanze. Per l’Udinese il riscatto arriva proprio in campo europeo ed è un’iniezione di fiducia per riprendere il cammino in campionato. L’Inter si affida ai giovani in quel di Baku dove non ci vuole una prova stratosferica per vincere. Basta l’estro di Coutinho a fare la differenza. Tre gol all’attivo per i nerazzurri di Stramaccioni e uno per la bandiera degli azeri. La Lazio vince di misura contro il Maribor all’Olimpico, ma tanto basta per intascare tre punti salutari e non portarsi dietro ulteriori pensieri. L’esito dell’infrasettimanale di Europa League regala dunque tre successi e una sconfitta alle italiane. Competizione da non snobbare, è bene ricordarlo, perché dal comportamento delle nostre squadre dipende il coefficiente che assegna i posti in Champions League. Ne abbiamo già perso uno.

forbes