Le sette piaghe dell’Olimpico

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rudi-garcia-7Sono arrivati in 70mila allo stadio Olimpico gremendolo in ogni ordine di posto per assistere al match di Champions fra Roma e Bayern Monaco. Ai sostenitori giallorossi non è sembrato vero vedere la propria squadra rientrare negli spogliatoi alla fine del primo tempo con cinque gol sul groppone. Il Bayern di Pep Guardiola come la Germania capace di umiliare il Brasile nella semifinale del Mondiale 2014. La Roma invece come il Lille allenato da Garcia, sconfitto per 6-1 dalla squadra bavarese qualche stagione fa. L’incubo per i giallorossi si è materializzato proprio dopo aver riguadagnato due punti nei confronti della Juventus in campionato, ma soprattutto dopo l’ottima prova fornita nella tana del Manchester City. L’incubo per la curva sud romanista ha cominciato a materializzarsi al 9’ quando Robben, spostato sulla fascia destra e affrontato da Cole, si è portato il pallone sul sinistro infilando De Sanctis con uno splendido tiro a giro. Il raddoppio al 23’ con un rasoterra preciso dal limite dell’area di Gotze che ha lasciato interdetto il numero uno della Roma. Due minuti dopo il tris con un colpo di testa implacabile di Lewandowski. Alla mezz’ora Robben ha sorpreso Cole passandogli alle spalle e infilando per la seconda volta De Sanctis che non ha trattenuto la palla deviandola in rete. Lo 0-5 è arrivato con un calcio di rigore trasformato da Muller e concesso per un tocco con il braccio di Manolas in scivolata. Eppure la Roma messa in campo da Garcia è quella impavida e sicura che ha tenuto testa alla Juve in campionato e fatto bella figura in avvio del girone di Champions. Manolas e Yanga-Mbiwa centrali difensivi davanti al portiere De Sanctis con Torosidis e Cole esterni. Trio di centrocampo composto da Pjanic, De Rossi e Nainggolan. In attacco Iturbe, Totti e Gervinho. Ma la squadra è apparsa irriconoscibile al cospetto della scioltezza e manifesta superiorità del Bayern. Il 3-5-2 di Guardiola (che si è permesso di tenere Ribery in panchina) vede in campo Neuer tra i pali, l’ex Benatia, Boateng e Alaba difensori, linea di centrocampo con Robben, Lahm, Xabi Alonso, Götze e Bernat, con Müller e Lewandowski avanzati. Il sapore della disfatta ha indotto Garcia a risparmiare Totti, avvicendato da Florenzi, e richiamare Cole, alla mercè di Robben e mai in partita, sostituito da Holebas. Che sia una serata stregata lo si è intuito all’8’ della ripresa quando Gervinho ha colpito il palo e subito dopo Florenzi si è visto respingere il tiro ravvicinato da una reazione felina del portiere Neuer. Gervinho, dopo essersi fatto parare una conclusione ravvicinata da un intervento miracoloso di Neuer, ha il merito di aver fatto esplodere l’entusiasmo della curva sud al 20’, segnando il gol dell’1-5 con un colpo di testa sotto misura su cross di Nainggolan. Al 23’ ci si è messo anche il guardalinee di destra che ha segnalato un fuorigioco a Gervinho, scattato avendo i piedi nella propria metà campo. La comparsa di Ribery non ha modificato schemi ed equilibri, ma offerto al francese l’occasione per mettere a segno il sesto gol dopo un perfetto inserimento in profondità e un preciso pallonetto ai danni di De Sanctis. Al 35’ il portiere giallorosso ha commesso l’errore di non trattenere il pallone su tiro da fuori area, permettendo a Shaqiri di impadronirsene e gonfiare la rete per la settima volta. Solo il Grande Torino era riuscito a segnare sette gol all’Olimpico nel lontano 1946. Nella serata da incubo chi ne è uscito bene è il pubblico giallorosso, in particolare quello della curva sud, che non ha mai smesso di incitare la propria squadra. Paradossalmente, il pareggio del Manchester City con il Cska Mosca ha permesso alla Roma di conservare il secondo posto nella classifica del girone con 4 punti contro i 2 degli inglesi. Più che di conseguenze sulla qualificazione, ce ne potrebbero essere sul piano psicologico, a causa della pesante umiliazione subita. Ma il gesto dei sostenitori giallorossi, che hanno chiamato la squadra rivolgendo applausi di stima, sembra la migliore medicina per riprendersi.

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