In A la classifica si fa corta

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morata-juventusJuventus e Roma sono le protagoniste di risultati altalenanti che smentiscono quanti hanno pronosticato un duello isolato a due, con le altre a giocarsi il terzo posto. Beffata nelle ultime battute della gara infrasettimanale a Marassi dal Genoa che sembra aver trovato gli equilibri giusti per esprimere al meglio le qualità del proprio organico, la squadra bianconera si vede raggiungere dai giallorossi di Garcia. Che a loro volta inciampano nell’anticipo del sabato successivo, perdendo allo stadio San Paolo un altro scontro diretto con squadre di prima fascia, dopo la sconfitta subita tra le polemiche dalla Juve, e rilanciando le aspettative del Napoli. I campioni d’Italia, invece, passano a Empoli, per merito di Andrea Pirlo, che confeziona una dei suoi capolavori su calcio di punizione, e di Morata, talento in crescita e sempre più padrone di sé quando messo in campo. Nella sostanza, la Juve si rimette in marcia, la Roma denuncia qualche problema di non poco conto, perché i difensori chiamati a sostituire Maicon e fare da alternativa a Cole sulle fasce si rivelano poco adatti a contenere gli spunti offensivi, mentre i centrali non eccellono. Il Napoli segna solo due reti, all’inizio con Higuain e nel finale con Callejon lanciato dal Pipita. Ma avrebbe potuto farne di più, considerando gli incroci dei pali colpiti dallo stesso Callejon e Insigne e delle parate decisive sfoderata da De Sanctis. Si può dire che nell’anticipo della 10ma giornata la Roma non sia pervenuta e ciò, di per sé, vale già come campanello d’allarme. La squadra di Benitez, invece, ritrova ritmo di gioco e le giuste geometrie, dopo gli errori pagati a caro prezzo a Bergamo, da quello clamoroso di Callejon davanti alla porta vuota e al tiro dal dischetto di Higuain, ipnotizzato dal portiere atalantino Sportiello dopo aver segnato il gol del pareggio partenopeo. Ma al terzo posto c’è la Lazio che, dopo la partenza stentatissima con tre sconfitte sul groppone, non si ferma più. Dopo il pareggio a Verona contro la squadra di Mandorlini, piega all’Olimpico il Cagliari che avversario facile non è. L’eccellente Candreva, la bandiera Mauri e il superbo Klose i simboli di una rimonta che porta i blucelesti a soffiare sul collo dei cugini giallorossi. Chi occupa un terzo posto insperato è la Sampdoria, guidata dal saggio e temace Mihajlovic e trascinata dall’entusiasmo incontenibile del suo presidente Ferrero. Dopo la sconfitta di misura subita dall’Inter a San Siro, peraltro immeritata, i blucerchiati si sono sbarazzati della Fiorentina di Montella convincendo oltre le più rosee aspettative. I blucerchiati interpretano l’idea di squadra vera, di assieme calcistico forgiato intorno a una figura che per molti sarebbe stata al tramonto, come Palombo, bandiera di quella Samp approdata in Champions e nella stessa stagione retrocessa malamente tra i cadetti. Ora la realtà è un’altra e la Lanterna ligure sorride anche sulla sponda genoana. Dopo il dardo di Antonini alla Vecchia Signora, ecco la ballata allo stadio Friuli, dove il collettivo di Gasperini detta legge e dilaga con quattro reti, confermando la vena realizzativa di Matri e promuovendo l’ex catanese Marchese che firma un eurogol. L’Udinese si arresta, nonostante Di Natale, e in quattro giorni incasse sette reti, tre dai viola nella partita infrasettimanale al Franchi dove il mattatore è Babacar, quattro come detto dal Genoa. Totò Di Natale arriva a quota 199 gol di A e serve un assist al bacio. I friulani reggono un tempo, poi il tonfo. Un termine che bene si addice alle due milanesi. Il Milan, dopo aver mancato il match-point per il terzo posto riuscendo solo a pareggiare sul campo dell’ostico Cagliari, crolla malamente a San Siro di fronte al Palermo in una partita segnata dal doppio errore di Zapata che, nel giro di pochi minuti, segna un clamoroso autogol di testa e poi si lascia scappare l’estroso Dybala. Tra i rossoneri si salva solo il portiere Diego Lopez e quando si parla solo del portiere è tutto dire. L’involuzione è anche frutto di errori di valutazione tecnica imputabili a Pippo Inzaghi. Sulla panchina dell’Inter non vive giorni migliori mister Mazzarri. Due golletti su rigore avevano fatto rifiatare l’ambiente, regalando sei punti contro Cesena e Sampdoria, ma al cospetto del Parma la squadra nerazzurra si scioglie come il ghiaccio e palesa tutti i suoi limiti di tenuta e organizzazione. Brutta da vedere e basta. Di fronte il grande sacrificio di Cassano e l’ottima risposta della squadra di Donadoni che si risolleva in parte dalla situazione precaria e manda in solluchero Di Ceglie, autore di una doppietta storica. Un encomio al presidente del Parma che ha lasciato saggiamente al suo posto Donadoni. Il futuro di Mazzarri, invece, è tutto da delineare. Detto della Fiorentina che tra alti e bassi si conferma tuttora incompiuta, nella seconda metà della classifica fanno bene il Palermo, sei punti contro Chievo e in casa rossonera, e il Sassuolo, che piega l’Empoli e chiude a reti bianche contro il Chievo al Bentegodi; più magro il bottino del Torino, che dopo il successo infrasettimanale di misura sul Parma, viene fermato dall’Atalanta. La squadra di Colantuono viaggia al di sotto delle aspettative, ma ha ritrovato i gol di Denis nella gara casalinga pareggiata con il Napoli ma soprattutto la grande forma del portiere Sportiello, le cui prestazioni valgono quanto o forse più di un attacco che segna davvero poco rispetto al grande potenziale di cui è dotato. Per i bergamaschi due punti nelle ultime due partite dopo un periodo di magra. A passo lento il Verona, ma con tanto fieno in cascina da potersi permettere due pareggi consecutivi. Il Cesena non riesce a decollare e il Chievo non raccoglie quanto produce.

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