Un derby è un derby. E’ un misto di emozioni e imprevedibilità, fors’anche di esiti ingiusti per qualcuno. Ma il risultato finale è uguale a qualsiasi altra partita. Il successo colto dalla Juventus al 93’ della sfida con il Torino, con un colpo magico di Pirlo quando i bianconeri sono ridotti in dieci per un doppio giallo a Lichtsteiner, risponde alla storia e letteratura delle stracittadine. Il Toro, che non vince il derby dal 1995 e non conquista punti con la Juve dal 2008, si illude addirittura di realizzare il colpo gobbo quando a poco meno di un quarto d’ora dal 90’ Lichtsteiner si fa ammonire per la seconda volta. Tutti pensano che i bianconeri possano accontentarsi di portare a casa il pareggio. Ma questa Juve pensa a tutt’altro, ovvero a provarci fino alla fine. E così viene premiata. La saetta a filo d’erba si infila nell’angolo alla destra di Gillet. Potenza e precisione con l’aggiunta di una leggera deviazione, decisiva per disegnare la traiettoria impossibile. Prima dell’atto finale c’è la cronaca di una partita iniziata con Storari schierato al posto di Buffon dolorante alla spalla. C’è il tempo di assistere all’ingenuità di El Kaddouri in barriera all’interno della propria area di rigore, il quale su calcio di punizione di Pirlo alza il gomito nonostante le raccomandazioni dell’arbitro. Rigore indiscutibile che Vidal deve trasformare due volte per via dell’ingresso di giocatori in area prima della battuta. Cosa che in realtà succede anche nella ripetizione. L’orgoglio del Torino è rappresentato da Peres che conquista palla appena fuori della propria area e se la porta avanti per 80 metri per scaricarla alle spalle di Storari. Gol da antologia. La partita resta in equilibrio e quando Lichtsteiner viene espulso, Allegri rinuncia a Tevez inserendo Ogbonna e passando al 3-5-1. Pirlo indovina il tiro della domenica e fa esplodere lo Juventus Stadium.
Partita spettacolare allo stadio Olimpico capitolino dove la Roma viene rimontata due volte dall’Inter dopo essere passata in vantaggio prima con Gervinho al 21’, a cui risponde Ranocchia con un colpo di testa vincente al 36’ del primo tempo, e poi con Holebas a inizio ripresa, con replica di Osvaldo al 12’. Al quarto d’ora Gervinho porta lo scompiglio nella difesa nerazzurra servendo Totti che non riesce a battere a rete, ma cade e da terra riesce a servire all’indietro Pjanic che fa 3-2. Mancini si fa sentire dalla panchina, protestando per un contatto a centrocampo ai danni di Guarin, l’arbitro Mazzoleni lo espelle. Subito dopo De Rossi diventa della partita subentrando a Keita, insieme a Florenzi che rileva Ljajic. Standing ovation per Totti al 40’ e Iturbe che lo avvicenda prova subito a mettere la firma calciando di poco alto sulla traversa e subito dopo sfiorando il palo alla sinistra di Handanovic. Sulla sponda interista si affaccia anche Icardi, ma troppo tardi per incidere. Quando al 91’ Pjanic trasforma in modo impeccabile un calcio di punizione da venti metri, infilando il pallone all’incrocio dei pali, la risposta della Roma alla Juve è completa. Nella squadra di Garcia, che vede il ritorno in campo di Maicon sulla fascia destra, giganteggiano Totti, con la sua straordinaria veduta di gioco e tocchi di grande classe, Nainggolan, dominatore del centrocampo alla continua ricerca del gol, Pjanic che dà equilibrio alla squadra e firma una doppietta, e Gervinho, bravo ad attaccare la profondità e disorientare gli avversari. Nell’Inter una spanna su tutti Ranocchia, Medel e Osvaldo, ma non basta.
La Roma resta a tre punti dalla Juventus. L’Inter ancora non decolla e Mancini, che rinuncia inzialmente a Kovacic, deve ancora trovare gli equilibri giusti.
Il Genoa si accomoda ai piedi dell’Olimpo andando a vincere a Cesena, con il solito Matri formato trasferta, Antonelli sempre pronto agli inserimenti offensivi, e Burdisso baciato dalla fortuna e dalla indecisione del portiere Leali, il quale però ha il merito di parare un penalty allo stesso Matri. La Fiorentina fa la festa al Cagliari in terra sarda con un poker firmato da Mati Fernandez , autore di una doppietta, Gomez (che torna al gol dopo lungo tempo) e Cuadrado. La squadra di Zeman non riesce proprio a vincere in casa. Montella ritrova la fiducia. Prosegue il momento positivo del Sassuolo che vince in rimonta sul Verona e scala posizioni guadagnando un margine importante sulla zona calda della classifica dove invece stazionava nella passata stagione. Mandorlini comincia a non avere più tante certezze. Qualcosa del genere accade anche a Pioli con la Lazio, fermata sul pareggio a occhiali dal Chievo al Bentegodi. Vittoria con strascico di polemiche del Milan sull’Udinese. A San Siro il solo protagonista è Menez, che segna su calcio di rigore e raddoppia con una conclusione delle sue. Arbitro e giudice di porta non vedono un gol dei rossoneri, in compenso il patron dell’Udinese si scaglia sullo stesso direttore di gara. Il Palermo conquista tre punti preziosi ai danni del Parma, sempre più relegato sul fondo della classifica. Ancora in gol Dybala, decisivo Barreto nel secondo tempo dopo il pari momentaneo di Palladino. L’Atalanta si accontenta di strappare un pareggio senza reti a Empoli, ma continua a non risolvere il suo mal d’attacco. I toscani si affidano a Maccarone, ma non trovano sbocchi.
Risultati 13a giornata: Chievo-Lazio 0-0 Sassuolo-Verona 2-1 Cagliari-Fiorentina 0-4 Cesena-Genoa 0-3 Empoli-Atalanta 0-0 Milan-Udinese 2-0 Palermo-Parma 2-1 Juventus-Torino 2-1 Roma-Inter 4-2 Sampdoria-Napoli posticipo
Classifica: Juventus 34 Roma 31 Genoa 23 Napoli 22 Sampdoria Milan 21 Lazio 20 Fiorentina 19 Udinese Sassuolo 18 Inter Palermo 17 Empoli Verona 14 Torino 12 Cagliari Atalanta 11 Chievo 10 Cesena 8 Parma 6