Venticinque, ventisei. Antonio Conte sfoglia la margherita delle giornate di campionato e scopre che con dodici partite da disputare, una delle quali all’Olimpico contro la Roma alla penultima, il vantaggio sui giallorossi sale a 11 punti. Volendo considerare i tre punti che la squadra di Garcia potrebbe ottenere nel recupero casalingo contro il Parma, le distanze si riducono a otto lunghezze, che sono pur sempre tante. La prova più convincente della forza bianconera arriva dallo stadio di San Siro, dove il Milan disputa il migliore primo tempo della stagione, bombardando con Kakà la porta difesa da Buffon, salvato da Bonucci che evita la capitolazione respingendo sulla linea di porta dopo un precedente salvataggio dello stesso portiere. Siccome la legge del calcio è cinica, la Juve resiste alla carica rossonera e impietosamente colpisce a fine primo tempo con una straordinaria azione palla a terra che vede Tevez in veste di rifinitore per Lichtsteiner, autore di un retropassaggio dalla linea di fondo che Llorente deve solo spingere in rete. I marocchini Rami e Taarabt, protagonisti del successo esterno a Marassi contro la Sampdoria, calano nella ripresa, quando sale alla ribalta Tevez. L’apache, l’uomo che per continuità e numeri da attaccante di livello superiore, guadagna lo spazio necessario a scagliare una bomba micidiale che fa schizzare il pallone sotto la traversa e in rete. Quindici centri per lui in campionato. Una punizione troppo severa per il Milan, che raccoglie i complimenti aperti degli juventini, ma un epilogo che rappresenta la possanza dei bianconeri, scesi in campo senza Vidal che è l’altro fattore decisivo per il primato dei bianconeri. La Roma, reduce dalla prova corsara di Bologna, impatta contro la determinazione dell’Inter e paga la scarsa efficacia offensiva, pur conservando la solidità nel reparto arretrato. Senza Totti non c’è fantasia e solo con la qualità di Pjanic, in campo nel secondo tempo, si creano le occasioni da rete. Proprio il serbo, servito dall’inarrestabile Nainggolan, si vede deviare da Handanovic un tiro a colpo di sicuro. Occasioni fallite anche dall’Inter, che si sta ritrovando, assimilando progressivamente la lezione di Mazzarri. Se la Juve si è vista graziata dall’arbitro del derby della Mole, non vedendo lo sgambetto di Pirlo in area bianconera ai danni del granata El Kaddouri, il match Roma-Inter mette a nudo altri errori arbitrali in par condicio: due trattenute in area ai danni di Icardi e Destro, due colpi proibiti mollati da De Rossi e Juan Jesus, entrambi sottoposti a prova tv. Il guaio è che mentre direttore di gara, guardalinee e arbitri di porta continuano a non vedere o male interpretare, l’occhio della telecamera svela impietosamente i retroscena delle azioni. Sta di fatto che la squadra di Garcia non mantiene il passo ma resta saldamente seconda e con un vantaggio di sei punti sul Napoli alla vigilia del match in programma al San Paolo. Benitez può dirsi arrabbiato e forse anche un po’ sfiduciato dalla condotta dei suoi, che dopo esserci fatti raggiungere dall’ex Calaiò in casa regalando un punto al Genoa e perdendone due, sprecano l’occasione di avvantaggiarsi rispetto alla Roma facendosi imporre il pareggio fuori casa dal Livorno, segnando su rigore ma pagando l’autogol del portiere Reina. Evidentemente, non è ancora stagione da prima della classe e quando Higuain (squalificato) non è in campo, la differenza si avverte. La Lazio riscatta la rocambolesca eliminazione dalla Europa League andando a vincere a Firenze meritatamente. Nello stadio Franchi va in scena la protesta della tifoseria viola, che lascia gli spalti vuoti per 10’ dopo l’incredibile squalifica comminata a Borja Valerio, buttato fuori dall’arbitro (per una presunta spinta che nessuno ha visto) nei concitatissimi secondi finali della sfida tra Parma e Fiorentina finita 2-2. Senza Montella in panchina e senza il giocatore spagnolo, la Fiorentina cede alla squadra di Reja, la cui scelta di dare fiducia al portiere Marchetti (dopo le indecisioni in terra bulgara costate care ai biancocelesti) viene ripagata pienamente. Un gol di bella fattura di Cana in rovesciata e una traversa all’attivo per la Lazio, una prestazione sufficiente a strappare i tre punti. Il Parma continua nella sua lunga serie positiva passando sul campo del Sassuolo con un gol di Parolo e si lancia prepotentemente nella corsa all’Europa, affiancando il fenomeno Verona , privo di Toni, fermato sul pareggio in casa dal Bologna. Calano le azioni del Torino, superato in casa dalla Sampdoria della coppia d’attacco Okaka-Gabbiadini, con quest’ultimo autore di un pregevole calcio di punizione. Ciro Immobile, chiamato in nazionale da Prandelli, non trova il gol e i granata abdicano. Tonificanti i successi interni di Genoa, Cagliari e Atalanta, che mettono in crisi Catania, Udinese e Chievo.