In scena a Madrid l’Italia minima

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Spain's forward Diego Costa (L) vies with Italy's defender Gabriel Paletta during the FIFA 2014 World Cup friendly football match Spain vs Italy at the Vicente Calderon stadium in Madrid on March 5, 2014.  AFP PHOTO / JAVIER SORIANO        (Photo credit should read JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)Nello stadio del compianto tecnico iberico Aragones va in scena l’Italia minima, quella fatta di tocchetti, piccoli passi e poca corsa. Peccato che di fronte ci sia la Spagna campione del mondo e d’Europa, che al pari della selezione azzurra approfitta del carattere amichevole della sfida per vedere all’opera le nuove leve. Il risultato tecnico (quello numerico parla di una sola rete, quella di Pedro che decide la sfida) è impietoso: gli spagnoli applicano alla lettera il tiki-taka, corrono più degli italiani, arrivano prima su ogni pallone, chiudono gli spazi e si divertono. Gli uomini messi in campo da Prandelli, stavolta, soffrono di personalità. Primo tempo senza Pirlo, ma con Thiago Motta attorniato da Marchisio e Montolivo, per un centrocampo che tiene comunque basso il baricentro della squadra e non riesce a dare profondità, anche perché sugli esterni Maggio e Criscito prima, Abate e De Sciglio poi, non riescono a garantire la spinta necessaria e una penetrazione efficace. Per fortuna c’è Paletta, autoritario difensore centrale che sembra essersi appropriato del ruolo di alternativa al blocco juventino davanti a Buffon. Cerci viene schierato dall’inizio, ma non insieme a Ciro Immobile con cui fa coppia nel Torino. E’ lui che coglie il palo nel primi minuti, ma non sfrutta tutte le sue doti sulla fascia destra che gli è congeniale. Osvaldo si batte e potrebbe trovare il gol poco prima della mezz’ora di gioco se abbassasse di poco la mira eseguendo una splendida girata dai 16 metri su colpo di tacco smarcante di Marchisio. Le uniche, poche cose belle di un’Italia in ritardo di condizione e che quando c’è aria di amichevole non riesce a trovare le giuste motivazioni. A cento giorni dall’esordio a Manaus per la sfida mondiale con l’Inghilterra la notizia è che c’è tanto da lavorare e Prandelli deve preoccuparsi di portare in Brasile uomini atleticamente a posto. I 23 selezionati dovranno avere grande qualità e offrire garanzia di continuità agonistica. La selezione è fatta sicuramente per due terzi. Per sette posti i concorrenti sono tanti, con il rischio di portare in terra carioca gente poco esperta del clima internazionale. Qualcuno potrebbe obiettare che fu così anche per Rossi e Cabrini nel ’78 in Argentina. Ma se Prandelli attende il responso sui tempi di rientro di Pepito Rossi e chiede sempre notizie di Mario Balotelli, vuol dire che sente di non potere prescindere da schemi e giocatori collaudati. Bisogna, ancora una volta, ripartire dalla mentalità dell’Europeo 2012. Sperando che il codice etico, dopo l’esclusione di De Rossi, non faccia altre vittime.

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