Chi ama il ciclismo avrà vissuto forti emozioni vedendo Fabio Aru, sardo di nascita e bergamasco di adozione, scattare con l’agibilità del camoscio sulle ultime rampe di Plan di Montecampione, una delle montagne che hanno reso celebre Marco Pantani. Il Giro d’Italia 2014 ha voluto celebrarlo ed è significativo che uno dei giovani più promettenti, insignito del Memorial Nencini nel 2013 e protagonista da gregario della vittoria di Nibali nella passata edizione della corsa rosa, sia arrivato a braccia alzate e in solitario sul traguardo della quindicesima tappa. L’azione decisiva a tre km dall’arrivo, con la progressione di Fabio Aru alla cui ruota resiste per soli mille metri la maglia rosa Rigoberto Uran. Poi gli scatti ripetuti di Aru creano il vuoto e il 23enne di San Gavino Monreale, passato al ciclismo che conta dopo aver conseguito la maturità classica, ottiene il primo, importante successo da professionista. Non solo. Entra prepotentemente in lizza per la vittoria finale. Sul traguardo di Plan di Montecampione si lascia alle spalle di colombiani Duarte e Quintana, a 21 e 22 secondi, e il francese Rolland, la maglia rosa Uran a 42 secondi e Cadel Evans a 1’13”, Ivan Basso a oltre due minuti. In classifica generale Aru, grazie anche ai 10 secondi di abbuono, riduce il suo ritardo dalla maglia rosa di Uran a 2’24”. Davanti a lui Evan a 1’03” e Majka a 1’50”. Il colombiano Quintana è a 2’40” e Pozzovivo, in crisi nella tappa dedicata a Pantani, accusa 2’42”. L’impressione è che Fabio Aru, per quanto visto, non sia una meteora e possa dire la sua al Giro 2014. L’ultima settimana dirà se il futuro del ciclismo italiano è lui.