Flavio Giupponi è nel suo sessanesimo anno di età. E l’ex corridore professionista si è fatto un regalo: un libro che porta come titolo un grande rimpianto: “Ho vinto un giro (quasi)” edito da Bolis. E alla Biblioteca dello Sport Nerio Marabini di Seriate, dove venerdì 29 novembre sera l’ha presentato davanti a un folto pubblico fatto di ex corridori, amici e familiari ha ricostruito i fatti salienti di quel Giro del 1989.
Giupponi, bergamasco doc, di Valverde, poi trasferitosi a Ponteranica, in carriera non ha vinto moltissimo. Erano gli anni in cui i gregari dovevano soffocare le loro ambizioni e lavorare a servizio dei propri capitani. E lui di capitani ne ha avuti di gran nome: da Gian Battista Baronchelli a Giuseppe Saronni, diretto da altrettanti direttori sportivi importanti come Domenico Garbelli e Pietro Algeri.
Divenuto professionista dal 1985 al 1994 il suo palmares vanta un Giro della Valle d’Aosta, una Settimana lombarda nel 1984 e il Giro delle Regioni nel 1985. La sua partecipazione al Giro d’Italia vanta un quinto posto nel 1987, un quarto posto nel 1988 (risultando in entrambe le edizioni primo fra gli italini). Un Giro dell’Appennino nel 1990. E poi l’agognato 1989. In quell’anno vinse una tappa durissima: la dolomitica Misurina-Corvara. Con quella vittoria arrivò vicinissimo in classifica alla maglia rosa Laurent Fignon. Ma ciò che ancora oggi Giupponi non riesce a mandar giù è che il giorno dopo, causa neve, l’organizzazione del Giro ha annullato la tappa del Gavia. Nevicava come non mai e, memori dell’anno precedente, con tutti i corridori arrivati stremati al limite delle loro forze fisiche, la tappa fu sospesa.
“Non era mai successo – racconta Giupponi -. Semmai avevamo assistito a un accorciamento della tappa, ma mai ad un annullamento. E la cosa non mi è andata giù. In quel momento avevo una forma fisica che non ho più avuto in carriera. Quella tappa mi ha devastato”. Questo e un fatto accaduto durante la cronometro fecero perdere il tentativo di conquista della maglia rosa del campione bergamasco. Durante quella cronometro Giupponi venne fermato dalla Polizia perché sarebbe finito dritto contro un nugolo di manifestanti. Quello stop gli costò del tempo prezioso. A fine tappa Giupponi protestò vibratamente, ma ormai la frittata era fatta.
Ma Giupponi racconta che la sua vita non si è fermata con la fine del professionismo nel ciclismo. Flavo ha potuto prendere in mano il proprio destino e ora vive come rappresentante di commercio in felice carriera.
Infine, tra i ringraziamenti a ex compagni ed ex dirigenti, racconta un fatto personalissimo citando un episodio che lo lega a Fernando Rota Nodari. “Mi avevano rubato un assegno del valore di 20 milioni delle vecchie lire. Erano molti soldi. Avevo fatto denuncia e avevo chiesto urgentemente alla Polizia e alla Banca di bloccare quell’assegno. Ma senza quei soldi ero finito come uomo e come dirigente. Dovevo pagare assolutamente la gente. Quella mattina venne da me Feranando Rota Nodari – racconta Giupponi – e mi chiese come stavo. Gli spiegai il mio dramma. Non preoccuparti – disse – vedrai che tutto si sistemerà. Mi salutò e se ne andò. Intorno alla 13 ancora non avevo ricevuto notizie dalla banca, così telefonai in banca e mi dissero che era tutto a posto. Come a posto? Chiesi loro. Come fa ad essere a posto la vicenda se non ci sono i soldi. Guardi – mi risposero – che i soldi sono arrivati. Li ha portati un signore. Rota Nodari ha sempre smentito, ma sono sicuro che fosse stato lui a salvarmi”.
Questo fatto, forse, vale più dell’aver sfiorato la maglia rosa o venir giù dai gran premi della montagna a 120 all’ora sul bagnato come sapeva fare. Qui la vita ha dato il meglio di sé. E ora Giupponi vive felicemente tra genitori, figli e moglie. Tutti presenti alla serata di presentazione del suo libro in onore dei suoi sessant’anni.