di Marco Cangelli
Marche terra di fughe e di attacchi per il Giro d’Italia, che ha visto protagonista l’irlandese Ben Healy.
Il portacolori dell’EF Education-EasyPost ha conquistato l’ottava tappa, 207 chilometri da Terni a Fossombrone, al termine di una cavalcata solitaria sui muri pesaresi.
La frazione ha visto una prima fase particolarmente convulsa con numerosi atleti che hanno provato a prendere il largo a partire da Healy, Valentin Paret-Paintre (AG2R Citroen), Derek Gee (Israel Premier Tech), e Carlos Verona (Movistar), in grado di avvantaggiarsi di alcuni secondi dopo tredici chilometri dalla partenza.
Complice la vicinanza con il traguardo volante, il gruppo non ha lasciato spazio ai fuggitivi mantenendo la media oraria superiore ai 50 chilometri orari e dando il là soltanto dopo 67 chilometri quando sono emersi anche Toms Skujins (Trek Segafredo), Alessandro Tonelli (Green Project Bardiani Csf Faizanè), Filippo Zana (Jayco AlUla), Mattia Bais (Eolo Kometa), François Bidard (Cofidis), Samuele Battistella (Astana) e Alessandro Iacchi (Corratec Selle Italia).
Dopo un vero e proprio “tira e molla” a cui si è aggiunto Warren Barguil (Arkea Samsic), i due plotoncini si sono uniti dando vita alla fuga di giornata composta da dodici corridori raggiunti in un secondo momento da Oscar Riesebeek (Alpecin Deceuninck).
La contesa per il successo si è tuttavia decisa negli ultimi cinquanta chilometri quando, in occasione del primo passaggio sul Muro dei Cappuccini, Ben Healy ha distanziato i compagni di avventura prendendo definitivamente il largo.
Mentre dietro Barguil, Verona, Gee, Zana e Bais provavano a organizzare l’inseguimento nonostante la poca collaborazione fra loro, Healy ha continuato a dilatare il proprio vantaggio tagliando il traguardo con 1’49” su Gee, in grado di superare allo sprint Zana e Barguil.
“È tutta la stagione che vado forte e oggi è stata una occasione capitalizzata alla perfezione. Tra le Ardenne e il Giro ho fatto dei giorni di scarico e mi sono presentato al via non con la stessa condizione che avevo ad aprile, ma comunque molto fresco. Il mio primo obiettivo era vincere la quarta tappa e magari prendere la Maglia Rosa – ha sottolineato l’irlandese -. Non ci sono riuscito anche perché a volte, quando le cose non vanno come vorrei, perdo un po’ la calma. Oggi era un’altra frazione a cui puntavo molto, l’avevo segnata con un cerchio rosso sul Garibaldi. Una volta rimasto da solo ho pensato solo a spingere al massimo. Era la situazione ideale perché voglio sempre evitare di arrivare allo sprint. All’imbocco dell’ultima salita avevo due minuti ed è stato il momento in cui ho pensato di farcela. Adoro l’Italia, il pubblico è fantastico e mi ha sospinto anche oggi lungo le salite“.
Alle loro spalle l’Ineos Grenadiers e la Jumbo-Visma hanno provato ad alzare il ritmo con l’obiettivo di isolare il campione del mondo Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step), un’azione che ha favorito l’accelerata di Primoz Roglic (Jumbo-Visma) sul secondo passaggio del Muro dei Cappuccini.
Gli unici a resistere sono stati gli inglesi Tao Geoghegan Hart e Geraint Thomas (Ineos-Grenadiers), che hanno immediatamente collaborato al tentativo allungando ulteriormente in discesa.
Dietro Evenepoel ha dovuto farsi carico dell’inseguimento accompagnato da Damiano Caruso e Jack Haig (Bahrein-Victorius), Joao Almeida e Jay Vine (UAE Team Emirates), Eddie Dunbar (Team Jayco AlUla) e Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers) stringendo i denti e patendo soltanto 14 secondi di ritardo da Roglic, Geoghegan Hart e Thomas, che hanno fatto un notevole balzo in classifica.
In vista della cronometro di Cesena la maglia rosa rimane sulle spalle di Andreas Leknessund (Team DSM), che si è difeso nel finale mantenendo la testa della graduatoria con 8 secondi su Evenepoel e 38 su Roglic.